Roma, stupro sotto il Viminale: fermato un romeno ripreso in un video

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di Alessia Marani
C'è un sospettato, fermato nella notte tra giovedì e venerdì dagli agenti della Squadra mobile capitolina e interrogato ieri fino a tarda serata in Questura alla presenza dei pm del pool reati sessuali della Procura, per lo stupro che una donna italiana di 54 anni ha denunciato di avere subito davanti al Viminale, sede del Ministero dell'Interno, mercoledì a mezzanotte.

Roma, stuprata a due passi dal Viminale

Si tratta di un romeno, Damian Danut Suli, 37 anni, individuato dagli investigatori mentre si aggirava sempre nella stessa zona del Centro, tra la stazione Termini e via Nazionale. Gli agenti sono arrivati a lui attraverso la descrizione fornita dalla vittima e visionando le immagini memorizzate dalle diverse telecamere posizionate a salvaguardia del palazzo istituzionale e del bar-ristorante ai piedi della cancellata sotto i cui ombrelloni, tra i tavolini, al riparo da sguardi indiscreti, si è consumata la violenza.

LE PROVE
Gli inquirenti attendono il riconoscimento e la comparazione tra le prove scientifiche finora raccolte, soprattutto la corrispondenza del Dna dell'uomo con quello prelevato dalle tracce biologiche repertate sulla signora in pronto soccorso subito dopo l'aggressione, per chiudere il cerchio. Le analisi di laboratorio sono determinanti.

L'APPROCCIO
I due hanno parlato e cenato insieme, anche bevuto parecchio. A un certo punto, però, l'approccio che sembrava sereno e consapevole, da quanto ricostruito dagli inquirenti, sarebbe degenerato. «Sembrava impazzito - ha raccontato la donna sotto choc - mi ha spinta tra i tavolini quando il ristorante era ormai chiuso e nessuno poteva vederci. Ero impietrita, non riuscivo a reagire».

Una videocamera dell'esercizio commerciale, posta proprio al centro degli ombrelloni, è riuscita a riprendere almeno parzialmente la scena. Ma non a inquadrare in maniera nitida il volto dello straniero. Altre immagini sono state utili ai poliziotti della Mobile e del commissariato Viminale per ottenere un identikit più preciso. Sono stati anche esaminati i dati delle celle telefoniche agganciate all'area del Viminale per incrociare i tabulati di vittima e aggressore e associarli allo stesso luogo negli stessi orari. E passati al vaglio i profili di migranti e pregiudicati già controllati o identificati in operazioni precedenti.

I FATTI
Mentre la violenza si consumava, alla mezzanotte, nessuno avrebbe sentito nulla, nè gli agenti di guardia al Viminale, nè gli inquilini del palazzo di fronte. «Di notte non ci sono rumori e se qualcuno avesse urlato lo avrei sentito - spiega la titolare di un bar che abita nell'isolato - avevo le finestre aperte e in casa eravamo tutti svegli». Solo alle tre del mattino, V. S. recupera le forze per dare l'allarme. Si trascina sanguinante fino alla pattuglia che presidia il ministero chiedendo aiuto. Dice di essere stata aggredita e rapinata.

L'agente chiama il 118, sul posto arriva l'ambulanza che trasporta la donna in codice giallo al pronto soccorso del San Giovanni. I medici le riscontrano una lacerazione vaginale, i segni del rapporto consumato e contusioni sulle gambe. Alle sei del mattino la 54enne sporge denuncia formale e iniziano le indagini. Mette a verbale di avere cenato insieme con l'uomo, un romeno, che sembrava anche gentile ma che poi l'incontro si è trasformato in un inferno. «Mi ha rapinato anche di 70 euro, mi ha sfilato i soldi dal portafoglio», ha aggiunto.
 
Ultimo aggiornamento: Sabato 15 Settembre 2018, 13:53
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