Minaccioni e Solfrizzi: due (quasi) come loro in scena "A testa in giù"

La coppia scoppia o quasi in "A testa in giù" con Paola Minaccioni ed Emilio Solfrizzi

di Gancarlo Leone
Sono Emilio Solfrizzi e Paola Minaccioni che, da mercoledì 13 novembre, approderanno al Teatro Ambra Jovinelli di Roma con la divertente commedia A testa in giù, scritta da Florian Zeller e diretta da Gioele Dix. Una formidabile piéce che svela, con la tecnica del doppio linguaggio, una verità comica e crudele.

La trama di questa commedia e perché questo titolo?
Solfrizzi: “Daniel, da me interpretato, invita a cena il suo migliore amico, Patrick e la sua nuova giovanissima compagna, Emma, per la quale ha lasciato la moglie. Mia moglie Isabelle, interpretata dalla Minaccioni, non era d’accordo su questo invito. Emma provoca quasi un effetto tsunami negli animi dei commensali, scuotendo le loro certezze. E lo stesso Daniel si ritroverà a mettere in discussione la sua stessa esistenza. Ma proprio la moglie, con saggezza ed ironia, lo salverà dal baratro, che lo aveva messo a testa in giù. Ecco il significato di questo titolo”.

Minaccioni: “Il titolo originale è L’envers du decor che vuol dire ‘dietro le quinte’, una rappresentazione sociale degli esseri umani. Una commedia che mette in evidenza le contraddizioni dell’essere umano, certezze della coppia che possono vacillare”.

Come descrivereste lo spettacolo?
Solfrizzi: “Un bello spettacolo il cui punto nodale è nella scrittura di Zeller che, nonostante argomenti temi forse banali, li tratta innovandoli. Generalmente il pensiero interrompe, nel suo testo no. Lui mescola pensieri e dialoghi, il che crea un effetto divertentissimo, ma che fa anche riflettere. Ciò richiama alla mente gli ‘a parte’ goldoniani: ma se in Goldoni l’attore usciva di scena per parlare, a parte, nei confronti del pubblico, qui il pensiero è nell’azione. Zeller ha creato un testo dove gli stessi attori si sorprendono del loro pensiero, mettendosi in discussione”.

Minaccioni: “E’ uno spettacolo raffinatissimo, cinico, grottesco, divertente, dove c’è questa originalità di mescolare i pensieri alle parole. Il teatro deve avere una funzione catartica, anche se è comico”.

Siete già stati in tournée e ora approdate a Roma. Come ha reagito il pubblico?
Solfrizzi: “Con molto entusiasmo e ciò mi riempie d’orgoglio, perché con questo testo abbiamo fatto delle scelte giuste. Io interpreto Daniel, abbiamo mantenuto le atmosfere francesi originali, non tradendo il testo. Uomini e donne si immedesimano nel testo che interpretiamo e con il pubblico si crea una certa sinergia. E’ bello vedere la platea maschile che parteggia per me e quella femminile per la Minaccioni”.

Minaccioni: “Il pubblico si diverte molto, notiamo certi brusii dalla platea sia di uomini che di donne, ed è divertente vedere come dello stesso testo si reagisca diversamente nelle varie città dove siamo stati”.

Avete delle affinità con i personaggi che interpretate?
Solfrizzi: “No, non mi riconosco nel personaggio di Daniel, però amo interpretare personaggi che si mettono in discussione. Il mio personaggio ama molto sua moglie Isabelle, con la quale è sposato da vent’anni. E quando il suo amico lo farà riflettere sui rapporti di coppia, capirà che non esistono certezze neanche per lui”.

Minaccioni: “Sì con Isabelle ho delle affinità. Anch’io come lei sono una donna ironica, fragile, con le sue paure, le sue crisi esistenziali. Di questa Isabelle mi ha attratto la sua forza. Pur felicemente sposata, pensa che potrebbe essere tradita; decide, quindi, di portare la situazione a suo vantaggio”.

Qual è la carta vincente di quest’opera incentrata sul tema della coppia?
Solfrizzi: “Che i quattro protagonisti pensano cose spesso completamente diverse da quelle che poi dicono a parole. Ciò colpisce molto la platea perché questa è una cosa che davvero capita a molti di noi nella vita di tutti i giorni. Noi quattro attori siamo molto affiatati, i ritmi del testo sono molto serrati senza un attimo di respiro. Posso dire, non perché l’interpreto io, che è una delle poche commedie che sposa l’intelligenza con l’approfondimento, ben diretta da un ottimo Gioele Dix”.

Minaccioni: “Per me questo spettacolo è un vero e proprio concerto. C’è molto affiatamento fra noi attori, siamo una bella squadra. Emilio è una macchina da guerra, Viviana e Fabio sono grandi professionisti”.

Paola lei contemporaneamente fa teatro, cinema, radio, televisione. Riesce a non fare confusione?
“No, assolutamente. E’ la cosa che mi rende più felice, come se ciò che ho seminato desse frutti preziosi. Amo il mio lavoro, ammetto di essere una stakanovista, ma non sento la stanchezza, solo l’allegria di fare cose belle. Il teatro, comunque, rimane la mia casa che mi dà delle belle emozioni”.

Progetti futuri?
Solfrizzi: “Il mio futuro è sempre in teatro. Riprenderò la pièce Roger di Umberto Marino e sarò al Piccolo Eliseo in marzo; un monologo dove mi chiamo Numero Due, che è un cinquantenne che non ha proprio il fisico del tennista che vive su un campo da tennis in attesa di una partita che non giocherà mai, che è anche una metafora di una sfida con la vita ed il divino”.

Minaccioni: “Anch’io continuerò con il teatro. Riprenderò il mio one women show, Dal vivo sono molto meglio; poi sempre all’Ambra Jovinelli sarò protagonista di Mine vaganti di Ferzan Ozpetek, tratto dal suo film dove interpreterò il personaggio che ha fatto Lunetta Savino. Non mancheranno le mie ospitate alla radio ne Il ruggito del coniglio di Dose e Presta”.

DOVE, COME, QUANDO -  A testa in giù di Florian Zeller, con Emilio Solfrizzi, Paola Minaccioni, Viviana Altieri, Fabio Ferrari. Regia di Gioele Dix. Teatro Ambra Jovinelli (Via G. Pepe, 43/47 ROMA) dal 13/11 al 1/12. Biglietti da 12 a 33 euro. Info: Tel. 06.83082620 – 0683082884 – www.ambrajovinelli.org
Ultimo aggiornamento: Martedì 12 Novembre 2019, 08:05
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