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«No allora non stanno in procinto de venì giù nessuna, stanno tutte in sicurezza…il vero problema è che stanno tutte degradate» gli risponde la collega. E D'Amico aggiunge: «È chiaro, l'incidente è più probabile». «A D'Amico non interessa affatto l'eventualità che su quelle 3 o 4 scale ci siano sopra delle persone - sottolinea il gip nell'ordinanza - Per lui è solo una questione di numeri e percentuali, ma ci si consenta di osservare che saranno solo tre o quattro scale quelle che possono rompersi ma se c'è qualcuno sopra rischia di farsi male e per davvero!!!».
Incidenti sulle scale mobili a Roma, chi sono gli indagati
Manutenzione incompleta o del tutto assente e volontaria manomissione degli strumenti di sicurezza. Documenti falsi, prove inquinate e sinistri non segnalati. Questo è quanto emerge dall'attività investigativa che ha portato oggi la Polizia di Stato, coordinata dalla Procura di Roma, ad eseguire varie misure cautelari nei confronti di 4 sugli 11 indagati ritenuti responsabili degli incidenti avvenuti alle fermate Repubblica e Barberini della metropolitana della Capitale, rispettivamente il 23 ottobre 2018 e il 21 marzo 2019.
Tutti e 4 sono indagati per i reati di frode nelle pubbliche forniture e di lesioni personali colpose gravi.
Tre di loro sono gli uomini ATAC che hanno omesso, anche volontariamente, di svolgere le loro funzioni: Renato D'Amico, direttore di esercizio per le linee A e B; Ettore Bucci, dipendente ATAC con la funzione di Responsabile Unico del Procedimento; Alessandro Galeotti, responsabile di esercizio per le stazioni repubblica e Barberini. Per loro, in attesa del processo, è già scattata la misura cautelare della sospensione dai pubblici uffici, dalle cui cariche saranno allontanati per almeno un anno. Il quarto uomo è Giuseppe Ottuso, amministratore e responsabile tecnico di Metroroma, che da oggi, per un anno, non potrà esercitare alcuna attività imprenditoriale o ricoprire incarichi direttivi in azienda. Sarebbe stato lui a impare ordini ai dipendenti di Metroroma volti a porre in essere le manomissioni degli impianti, occultarle in caso di verifiche e controlli, oppure certificando l’esecuzione di manutenzioni non effettuate o eseguite in maniera incompleta. Il tutto, sempre con la compiacenza volontaria di chi, in ATAC, avrebbe dovuto vigilare.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 12 Settembre 2019, 21:59
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