Roma, a Villa Caffarelli, l'attesissima mostra "I Marmi Torlonia". Annunciata pure la nuova sede museale.

A Villa Caffarelli, l'attesissima mostra "I Marmi Torlonia". Annunciata pure la nuova sede museale.

di Valeria Arnaldi

Storia e storie. Collezione e, in realtà, collezioni. È una vera e propria narrazione che spazia tra i secoli, offrendo una panoramica articolata e in evoluzione del gusto per arte e bellezza, perfino per status, ma anche di scavi, restauri, studi, museografia, quella proposta nella mostra “I Marmi Torlonia. Collezionare capolavori”, che dal 14 ottobre al 29 giugno, riunisce 92 opere, tra statue, sarcofagi, busti, rilievi ed elementi decorativi, selezionate tra i 620 marmi della più prestigiosa collezione privata di sculture antiche a livello internazionale, nella nuova sede dei Musei Capitolini a Villa Caffarelli, aperta al pubblico dopo oltre cinquanta anni grazie all’impegno di Roma Capitale per donare alla cittadinanza un nuovo spazio espositivo, appunto, progettato e interamente curato della Sovrintendenza capitolina.

La mostra, curata da  Salvatore Settis con Carlo Gasparri, con l'organizzazione di Electa  -  inaugurata oggi dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella - in un salto indietro nel tempo, tra diverse epoche, consente pure di approfondire i canoni artistici ed estetici dei differenti momenti. Ad essere indagata è l’arte antica, ovviamente, ma, attraverso di essa, si studiano pure lo “sguardo” e il gusto di epoche successive, a partire dal progetto del Museo Torlonia, concepito nel 1859 e fondato nel 1875. Si passa poi agli scavi, alle collezioni,  alla catalogazione. Ed è proprio il catalogo del 1884-1885, esposto - primo esempio di un catalogo di sculture antiche integralmente riprodotte in fototipia - la chiave di lettura del progetto e pure dell’allestimento.

Così la mostra si fa racconto del passato, ma guarda pure al presente, con l’apertura appunto dello spazio espositivo di Villa Caffarelli, e si proietta in avanti. Anzi, si fa “promessa” alla città. Frutto dell’intesa del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo con la Fondazione Torlonia che ha restaurato i marmi selezionati con il contributo di Bvlgari - main sponsor -  infatti, l’esposizione anticipa la musealizzazione della collezione. Un progetto non nuovo, che ora pare destinato a concretizzarsi, grazie all’individuazione di una sede ad hoc. «Lo Stato italiano è pronto a mettere a disposizione luoghi e risorse necessarie per creare a Roma un grande museo Torlonia che arricchirebbe l’offerta dello Stato e di Roma Capitale offrendo al mondo un museo di grandezza assoluta - ha annunciato il ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Dario Franceschini - Abbiamo individuato possibili sedi, in particolare Palazzo Rivaldi, davanti al Colosseo, sopra i Fori. È abbandonato da molti anni. Siamo in fase di ragionamento con la proprietà e abbiamo già deliberato 40 milioni di euro per la ristrutturazione. È un edificio così importante che si potrebbe prestare alla collezione Torlonia, ma se non sarà possibile lo useremo per altre prestigiose iniziative legate ai beni culturali».

Intanto, appunto, la mostra a Villa Caffarelli: ricca, coinvolgente, attenta, fortemente attesa pure a livello internazionale.

Il percorso è articolato in cinque sezioni. Si comincia proprio dalla narrazione del Museo Torlonia, fondato dal principe Alessandro Torlonia, in via della Lungara, tra Porta Settimiana e Palazzo Corsini, rimasto aperto fino agli anni Quaranta del Novecento: settantasette le opere esposte all’epoca, ripartite per temi. Tra le opere, l’unico bronzo della raccolta, un Germanico scavato nel 1874, la Fanciulla, forse proveniente da Vulci, l’Eutidemo e il Vecchio, probabilmente da Otricoli, nonché venti busti della galleria di ritratti imperiali o comunque come tali identificati.

Si prosegue con gli scavi condotti dai Torlonia - Giovanni Raimondo e poi il figlio Alessandro - nelle loro proprietà vicino Roma. Esposto un interessante “gruppo”, intitolato “Invito alla danza”,  composto da un Satiro e da una ninfa, rinvenuti nella Villa dei Sette Bassi. Di opera in opera, nella selezione - e pure disposizione - dei soggetti, la narrazione si fa intensa, ricca di sfumature, anche in termini di rilettura dei soggetti e “dialogo” tra gli elementi. Ecco allora che l’iter procede attraverso il collezionismo settecentesco, con le raccolte di Villa Albani e i marmi di Bartolomeo Cavaceppi, che erano nel suo studio al momento della morte e documentano l’attività di restauro messa in atto dallo scultore, che faceva anche commercio di opere antiche. E ancora, i marmi della collezione secentesca di Vincenzo Giustiniani - il nucleo più consistente è stato acquistato da Giovanni Torlonia nel 1816 - e le collezioni di antichità dei secoli XV e XVI. Un viaggio, appunto, attraverso il tempo e le collezioni, gli “sguardi”, il gusto, le emozioni. E, in generale, una riflessione sul Bello.

Nell’Esedra dei musei Capitolini, inoltre, sono riunite le statue in bronzo che papa Sisto IV ha donato al popolo romano nel 1471. Un gesto che voleva anche rispondere al crescente collezionismo privato.


Ultimo aggiornamento: Domenica 18 Ottobre 2020, 19:20
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