«Pagate a me, avrete lo sconto»: così truffava i ristoranti chic del centro di Roma
di Marco Carta
Guida turistica, autista. E all’occorrenza ristoratore. Un ruolo diverso a seconda degli interlocutori. Come un vero e proprio attore professionista, disposto a tutto pur di ripulire decine di turisti stranieri e raffinati ristoranti del centro storico. Dai saltafila a ridosso dei monumenti più importanti, ai centurioni, fino ai finti facchini. Molteplici sono gli stratagemmi utilizzati dai questuanti di strada in cerca di soldi. Quella del 59enne O.G., originario di Potenza, era però una vera e propria arte del raggiro, che a distanza di quattro anni dai fatti, tuttavia, lo ha portato la scorsa settimana a processo per truffa di fronte al giudice monocratico. «Sono l’autista di quella comitiva». E’ così che il 31 maggio del 2014, l’uomo si era presentato allo storico ristorante Pierluigi, in piazza dei Ricci, indicando «un gruppo di americani - come si legge nel capo d’imputazione - già presenti all’interno del locale». Con fare distinto e senza esitazioni, come d’obbligo in un posto del genere. «Sono venuto a riprendere i miei ospiti», così aveva detto. Anche se quegli americani, circa 20, non lo avevano mai visto. Tanto che quando si presenta a loro come il padrone del ristorante, nessuno dubita. «Se pagate in contanti il prezzo della cena è più basso», dice agli americani che ancora non hanno finito le specialità di pesce cucinate con arte dallo chef. Secondo la ricostruzione dell’accusa, rappresentata in aula dal pm Olivia Mandolesi, l’uomo «a fronte di un cospicuo sconto - si legge nelle carte - chiedeva ai commensali il pagamento in contanti del conto raccogliendo circa 750 euro». Incassato il bottino, però, il finto ristoratore fugge. «Vado a prendere l’auto», dice al vero proprietario del ristorante. Ma non tornerà più.