
L'accusa per le tre persone arrestate è, a vario titolo, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, tentata truffa aggravata ai danni dello Stato e corruzione. I tre funzionari - rispettivamente di 58, 61 e 62 anni - apponevano il timbro doganale, autorizzando alcuni cittadini cinesi al rimborso IVA su delle fatture relative a merce, per lo più capi di abbigliamento, scarpe e borse di note griffe, acquistata in Italia e fittiziamente destinata all'esportazione in Cina.
Le indagini svolte dai carabinieri hanno consentito di accertare che gli arrestati, su richiesta dei cittadini cinesi, omettevano di controllare i requisiti che il viaggiatore avrebbe dovuto possedere al fine di ottenere il citato rimborso IVA. Precisamente, non controllavano la merce oggetto della fattura e non verificavano l’esistenza di un biglietto aereo valido con destinazione verso un paese che si trova al di fuori della Comunità Europea. Addirittura in un caso gli investigatori dell’Arma hanno accertato che un cittadino cinese nel giorno in cui ha ottenuto l’autorizzazione al rimborso IVA presso lo scalo aeroportuale di Fiumicino, di fatto si trovava all’estero a bordo di un aereo facente tratta cinese tra Wenzhou e Pechino.
Durante l’indagine sono state bloccate circa 40.000 fatture ingiustamente autorizzate, tutte emesse tra il 2014 e il 2016, per un valore complessivo di 2.260.000 euro che se fossero state effettivamente rimborsate avrebbero prodotto un danno erariale allo Stato Italiano di circa 500mila euro.
Ultimo aggiornamento: Sabato 18 Novembre 2017, 10:57
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