Roma, i sicari di Via Stilicone hanno le ore contate: si stringe il cerchio attorno
ai clan

Roma, i sicari di Via Stilicone hanno le ore contate: si stringe il cerchio attorno ai clan

di Emilio Orlando
Ore contate per i due sicari del Tuscolano. Alti, fisico smilzo, una trentina d’anni, con tatuaggi che fuoriescono dalle maniche. È l’identikit dei due malviventi armati che lunedì pomeriggio hanno sparato e gambizzato, in mezzo alla gente, Mauro Gizzi di sessantasei anni e Maurizio Salvucci di cinquantuno. 
Il cerchio degli investigatori si sta stringendo attorno ai responsabili dell’agguato, che sono stati anche filmati da una telecamera di sicurezza durante il loro percorso fino al Petit Bar di via Flavio Stilicone, dove erano seduti i due pregiudicati. Il movente dell’esecuzione, dove sono stati sparati sei colpi da una pistola semiautomatica del tipo utilizzato in passato dalle forze di polizia dell’est Europa, va ricercato in una faida scoppiata tra i vecchi reggenti della piazza di spaccio del Tuscolano e tre nuovi clan emergenti, dove sono stati reclutati anche malavitosi albanesi spietati e senza scrupoli, che non esitano ad eliminare i concorrenti nel fiorente business del narcotraffico.
Mentre i carabinieri della compagnia Casilina esaminano di nuovo la scena del crimine per individuare altri testimoni ed ascoltare coloro che hanno assistito al duplice tentato omicidio, gli investigatori della sezione criminalità organizzata di Via in Selci indagano sul movente e sulle ramificazione che la criminalità storica del Tuscolano ha nelle propaggini della malavita organizzata della Mafia, della Camorra e della ‘Ndrangheta trapiantate a Roma. 
L’altro pomeriggio è stato dimesso dall’ospedale Mauro Gizzi, uno dei feriti meno gravi, mentre Salvucci rimane ancora ricoverato e piantonato in attesa dell’intervento chirurgico per rimuovere l’ogiva del proiettile che ha nella gamba. Tra i residenti della zona cresca la paura che i killer possano tornare a colpire e che il quartiere possa venire di nuovo insanguinato da altre sparatorie, in stile quartieri spagnoli di Napoli.
Proprio come accadde nel 2011, quando solo nella città di Roma si registrarono trenta agguati con sparatorie nei confronti di appartenenti a clan malavitosi che si contendevano le piazze di spaccio per la vendita di cocaina, come avvenne a viale Don Bosco nel ferimento di alcuni pusher che portò i carabinieri all’arresto di trenta persone con l’operazione “Calma Piatta”.

Ultimo aggiornamento: Giovedì 4 Aprile 2019, 05:55
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