L'Inferno di Dante apre alle Scuderie del Quirinale: la grande mostra sulla prima cantica della Divina Commedia con 232 opere

L'Inferno di Dante apre alle Scuderie del Quirinale: la grande mostra sulla prima cantica della Divina Commedia con 232 opere

di Valeria Arnaldi

Vertiginosa, combattuta, inquietante, anche grazie alle ombre dei “corpi”. Legata al metafisico, per definizione, eppure prepotentemente materica. 
È “La caduta degli angeli ribelli”, opera settecentesca attribuita a Francesco Bertos ad aprire la mostra “Inferno”, ideata da Jean Clair, che firma la curatela con Laura Bossi (catalogo Electa), ospitata alle Scuderie del Quirinale fino al 9 gennaio e affiancata da una serie di incontri.

Visitata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 13 ottobre, l’esposizione celebra Alighieri a 700 anni dalla morte, indagando l’inferno dantesco, nell’intento di comprendere le sue “radici”, culturali e iconografiche, e, al contempo, illustrare la sua fortuna - e persistenza - nell’arte, anzi nelle arti, dal Medioevo ai nostri giorni. 
Ben 232 opere, da più di ottanta tra musei e collezioni private, compongono un percorso di “esplorazione” del mondo dantesco che investiga pure l’animo umano tra peccati e vizi, “visioni” e tormenti, fantasie e ossessioni. Fno ad arrivare all’inferno terreno per gli uomini, a farsi ideale ingresso di un iter che poi conduce «a riveder le stelle», il modello di fusione della Porta dell’Inferno di Auguste Rodin. 


E così, in quello che dovrebbe essere un cammino nell’orrore, si scopre la “meraviglia” nella “Voragine infernale” di Sandro Botticelli (eccezionale prestito dalla Biblioteca Apostolica Vaticana per le prime due settimane di esposizione) e nel “Giudizio Finale” di Beato Angelico, in “Virgilio e Dante nel IX girone dell’Inferno” di Gustave Doré, nel Teatrino napoletano “Inferno”. 


L’itinerario mostra le seduzioni - anche sensuali - del peccato, i fascini delle ombre e gli orrori sui quali, invece, si accendono “luci”.

Poi, la follia, l’abbandono, i lager. «Che sia espressa nelle miniature medievali, nell’arte rinascimentale e barocca, nei tormenti dell’anima raffigurati nelle tele romantiche e simboliste, o nelle moderne interpretazioni psichiatriche del mistero del Male - spiegano i curatori - la credenza in un possibile traguardo di dannazione si è dimostrata straordinariamente persistente, esercitando di volta in volta terrore, pietà, fascino morboso o curiosità ‘scientifica’».


Ultimo aggiornamento: Venerdì 15 Ottobre 2021, 07:48
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