Roma, reportage nel quartiere bunker del clan Casamonica. Tra paura, omertà e voglia di ribellarsi

Roma, reportage nel quartiere bunker del clan Casamonica. Tra paura, omertà e voglia di ribellarsi

di Enrico Chillè
«Ora ho paura, sia per me che per i miei bambini. Temo che si possano vendicare». A parlare è il barista del Roxy Bar, il locale di via Salvatore Barzilai, alla Romanina, teatro della brutale aggressione da parte di Antonio Casamonica e dei suoi cugini, Alfredo e Vincenzo Di Silvio. Siamo nella periferia sud-est di Roma, in un angolo compreso tra case di pochi piani e capannoni industriali, a ridosso del Grande Raccordo Anulare. Le parole dell’uomo fanno capire molto di un quartiere difficile e degradato, in cui il clan la fa da padrone ma dove c’è anche un forte desiderio, comune alla maggior parte degli abitanti, di legalità e riscatto.
E tra i residenti i sentimenti si dividono tra voglia di riscatto e paura. E tanta omerta. «Qui è tutto tranquillo», dice un signore sulla cinquantina. Ma non per tutti è così: «Il fatto del bar? Qui ogni giorno è così - dice Marco, un ragazzo di 35 anni - la gente ha paura di loro, perché qui è zona del clan. Guardate quella strada (indica via Barzillai, ndr) lì non si può parcheggiare ma non perché ci sia un divieto di sosta: solo perché loro non vogliono». E ancora: «Se uno parla qui - dice Maria, che abita vicino all’area commerciale - viene preso di mira, iniziano le ritorsioni, meglio farsi i fatti propri»
. Ancora oggi, davanti al bar, due ragazzi robusti osservano costantemente il viavai di clienti, ma il locale è rimasto chiuso solo per i due giorni successivi all’aggressione. Da mercoledì 4 aprile, invece, ha riaperto i battenti e osservato l’orario regolare: voglia di andare avanti dopo i tanti sacrifici fatti per avviare l’esercizio commerciale, ma anche e soprattutto una risposta forte, coi fatti, al crimine e ai soprusi di uno dei clan più potenti di Roma. 
È stata proprio la moglie del barista a incoraggiarlo a riaprire il locale e ad andare avanti con la denuncia al commissariato Romanina: ora del caso potrebbe occuparsi, oltre alla Procura, anche la Direzione distrettuale antimafia, con la possibile contestazione dell’aggravante mafiosa a carico dei tre aggressori. Ieri anche la Raggi ha portato qui la sua vicinanza: «Non ci saranno mai zone franche a Roma», ha detto la Sindaca.
Ultimo aggiornamento: Martedì 8 Maggio 2018, 05:55
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