Metteva in scena provini cinematografici per far recitare quelli che avrebbero dovuto essere finti stupri, ma le violenze erano vere. L’accusa è nei confronti di Giuseppe Flamini, soprannominato Pino, un regista per cui la Procura ha chiesto una condanna di 10 anni di reclusione.
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In tutto sono 5 le vittime finite nella trappola dell'anziano, tre delle quali al momento della violenza erano minorenni. Le violenze si sono consumate in due archi temporali ben distanti l'uno dall'altro. Il primo episodio risale al 2011, mentre gli altri quattro sono avvenuti nel 2017. Come ricostruito dal pubblico ministero Stefano Pizza, le ragazze in tutti i casi sono state toccate in diverse parti del corpo. L’imputato ha provato sempre ad andare oltre, dicendo alle giovani che avrebbero dovuto «sciogliersi», essere più disinibite, per dimostrare il loro talento. Ma fortunatamente nessuna di loro ha ceduto alle pressioni dell'uomo.
Tutte le ragazze sono caute nella trappola dell'uomo, allettate dalla promessa di una carriera brillante nel mondo del cinema. Lui ha sempre promesso che la loro recita sarebbe stata essenziale in vista di un suo grande film in cantiere.
Nessuna ragazza si sarebbe immaginata che la finzione del provino sarebbe potuta diventare realtà, ma il «Maestro», così si faceva chiamare Flamini per il suo passato alla Sorbona, si è spinto tanto oltre da essere additato da tutte come un maniaco. A mettere, poi, nei guai Flamini sono stati alcuni collaboratori più stretti, i primi a rendersi conto della gravità del suo agire. Qualcuno, dopo aver raccolto gli sfoghi delle ragazze, ha deciso di recarsi dalle forze dell’ordine per denunciare il «Maestro», negli anni novanta diventato abbastanza noto per aver composto un inno sulla Lazio. Adesso cresce l'attesa per la sentenza prevista il 14 settembre prossimo.
Ultimo aggiornamento: Martedì 31 Maggio 2022, 17:14
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