Tovaglie, piatti e posate stese in terra: simbolo del disagio di un settore, quello della ristorazione, che rischia di patire più di altri i danni collaterali della pandemia. Così chef, cuochi, ristoratori e gestori dei pubblici esercizi di Roma si sono radunati ieri mattina in piazza del Pantheon per protestare contro le ultime misure adottate nel dpcm dal Governo per fronteggiare il Covid-19.
NIENTE A TAVOLA. Il presidio è stato promosso da Fipe Confcommercio Roma. I manifestanti hanno apparecchiato le tavole a terra, perchè «più di così non si può scendere», ha ammonito il presidente di Fipe Confcommercio Roma, Sergio Paolantoni. Tanti i cartelli esposti, come ad indicare che la protesta è davvero una cosa seria e coprattutto sentita anche da chi in piazza non c’era: “Siamo a terra”, “vogliamo fare impresa” e “no a restrizioni di orari”.
FALLIMENTI. «Abbiamo stimato che nel settore circa 50 mila aziende su 300 mila, quasi il 20%, sono a rischio fallimento. Solo a Roma 5 mila esercizi probabilmente non riapriranno e questo è un problema occupazionale importantissimo: sono a rischio circa 300 mila dipendenti. Le misure del governo, con la chiusura delle ore 18, sono un lockdown di fatto perchè impediscono di lavorare dopo una certa ora», dicono i vertici di categoria.
VOCI DISPERATE. «Ho speso 15 mila euro per adeguare il mio ristorante alle norme di sicurezza sanitaria - dice il titolare di un locale presente in piazza - Se devo chiudere alle 18 non guadagno più e sono costretto a chiudere». «A pranzo, con lo smartworking sempre più spinto e la paura che attanaglia le persone, oramai non viene nessuno», lamenta un’altra ristoratrice. Anche Francesco Testa, patron dello storico locale “Checco allo scapicollo” di via Laurentina, chiede al Governo di ripensarci e lancia un appello alla sindaca Virginia Raggi consegnando, come già fece a maggio, le chiavi dell’attività: «Roma muore, perché muoiono la ristorazione e il turismo».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 29 Ottobre 2020, 09:03
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