Steve Hackett, il rivoluzionario: «La musica è esplorazione, ai giovani piace sentir suonare davvero gli strumenti»

Steve Hackett, il rivoluzionario: «La musica è esplorazione, ai giovani piace sentir suonare davvero gli strumenti»

di Mario Fabbroni

Il primo album dei Genesis più di mezzo secolo fa (“From Genesis to Revelation”, marzo 1969), il prossimo concerto di Steve Hackett sabato 30 dal vivo all’Auditorium Parco della Musica. Poi ci saranno altre 5 date a novembre (14 a Bologna, 15 a Torino, 16 a milano, 18 a Padova, 19 a Legnano). Una cavalcata nel tempo e nelle generazioni per il leggendario ex chitarrista della band britannica. 


La musica degli anni ‘70 sembra ancora vincere. Forse perché quella era una “generazione di fenomeni”?
«Credo che la musica degli anni ‘70 fosse estremamente dettagliata, rivoluzionaria, emotivamente coinvolgente e scritta molto bene. Motivo per cui sopravvive, eccome».
Quanto dello spirito dei Genesis vive ancora in te?
«Continuo a esplorare nuove forme musicali come abbiamo fatto nei Genesis. Sono e resto un rivoluzionario».
Il prossimo lavoro non a caso sarà “Genesis Revisited Live: Seconds Out & More”. Quanto è importante e far conoscere questa musica alle giovani generazioni?
«L’album sarà rilasciato a settembre. Sì, le generazioni più giovani trovano la musica eccitante in quanto è diversa dalla maggior parte della musica moderna e dà loro la sensazione che possa sfondare i confini e possa essere più efficace se suonata da strumenti reali».
Sei da solo e puoi ascoltare liberamente alcuni dischi: quali sono le tue 5 canzoni preferite?
«”MacArthur Park” cantata da Richard Harris. “Eleanor Rigby” dei Beatles, “The Man With The Child In His Eyes” di Kate Bush, poi “While my Guitar Gently Weeps” di George Harrison. E non poteva mancare una dei Geneis: “Dancing With The Moonlit Knight”». 
Cosa regali al pubblico di Roma e delle altre città italiane? 
«La sensazione che queste canzoni durino per sempre, come i miti greci e romani».
Cosa ne pensi del successo di Maneskin? 
«Sono molto bravi, mescolando vecchi generi con i nuovi».
Racconti un episodio sconosciuto della tua vita vissuta con i Genesis? 
«La mia traccia “Shadow of the Hierophant” è basata sulle prove di “Foxtrot” con i Genesis, motivo per cui la canzone è attribuita sia a me che a Mike Rutherford».
Guerre, pandemie, crisi economica. La musica spesso è una delle poche cose che aiutano a sognare...
«Sognare con la musica è sempre stata la mia motivazione principale.

A volte aiuta le persone a fuggire dalle dure realtà e altre volte evidenzia le preoccupazioni quotidiane in modo poetico».


Ultimo aggiornamento: Sabato 18 Marzo 2023, 04:41
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