«Da ciò che mi hanno spiegato colleghi e forze di polizia da quando sono a Roma, è che la situazione in certi ambienti della Capitale non è troppo diversa da quella che avevo lasciato a Palermo: tentativi di infiltrazione nell’economia e nella pubblica amministrazione, nelle più varie forme».
Non le manda certo a dire il Procuratore di Roma, Francesco Lo Voi. Torna a Palermo per le celebrazioni in occasione dei 30 anni dalle stragi di mafia di Capaci e Via D’Amelio, ma colpisce dritto al cuore delle istituzioni romane.
Perché è una denuncia molto seria quella formulata dal massimo organismo della magistratura inquirente. Il parallelo “Roma come Palermo”, quando si parla di manovre e infiltrazioni criminali, non può di certo passare inosservato.
Lo Voi non è infatti un “servitore dello Stato” incline alla spettacolarizzazione della giustizia. Anzi. Prende la parola raramente, per questo devono far riflettere queste affermazioni che riportano le lancette del tempo fino a stagioni che si sperava di aver superato.
Invece i gangli della corruzione e i tentativi di “indirizzare” appalti pubblici e scelte sugli investimenti non sarebbero tutt’ora «molto diversi» da quelli tipici delle organizzazioni mafiose.
«Questo mi porta a fare una considerazione - ha aggiunto il magistrato che ha lavorato con Falcone alla Procura di Palermo, di cui è stato il capo - che è una domanda: parliamo di economia, pubblica amministrazione e di difficoltà in cui molte imprese si sono trovate.
Ultimo aggiornamento: Martedì 24 Maggio 2022, 11:02
© RIPRODUZIONE RISERVATA