Roma Pride, al corteo striscioni contro Salvini e Lega: «Governo vuole cancellare famiglie arcobaleno». Gli organizzatori: «Siamo in 700mila»

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«Chi non si diverte è fascista». Un grido dal carro di testa all'arrivo del corteo di Roma per riassumere lo spirito di una edizione del Gay Pride che quest'anno, inevitabilmente, ha assunto più che in passato un colore di militanza. Innanzitutto perché ricorrono i 50 anni dai fatti di Stonewall - riconosciuti come l'atto di nascita del movimento lgbt - ma anche perché a Palazzo Chigi siede un governo che con le sue posizioni sui diritti delle persone omosessuali ha fatto quantomeno discutere.

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«C'è la volontà di cancellarci» dice senza mezzi termini il presidente delle Famiglie arcobaleno Gianfranco Goretti, prima del via al 25mo Roma Pride, il più partecipato dei cinque cortei- ci sono anche Trieste, Ancona, Messina e Pavia - organizzati questo pomeriggio in Italia. «Siamo 700 mila - fa sapere il portavoce romano Sebastiano Secci - i tempi sono sempre più scuri. Un ministro della Lega ha detto che le famiglie arcobaleno non esistono, Di Maio che la famiglia è fatta solo da un padre e una madre. Oggi con il nostro arcobaleno argineremo queste istanze oscurantiste».




Per cui si va: dietro lo striscione 'Nostra la storia, nostre le lotte', slogan dell'edizione, sfilano i carri del Muccassassina e del Mario Mieli con i loro scatenati animatori, ma anche tante coppie, giovani e giovanissime, non solo omosessuali, i carri delle aziende e dell'ambasciata britannica - è recentissima l'aggressione a Londra di una coppia lesbo - i disabili e gli sportivi. C'è la politica: Monica Cirinna e Massimiliano Smeriglio del Pd, i radicali Magi e Capriccioli. La Regione Lazio manda l'assessora Lorenza Bonaccorsi, per Roma Capitale c'è il vicesindaco Luca Bergamo.

Contestazioni invece per la sindaca di Roma Virginia Raggi, assente. «L'avevamo invitata ma c'è stato detto che era all'estero, ma per estero intendevano il Vaticano. Era alla messa del Papa invece di essere qui con noi», ha detto da un camion utilizzato come palco uno degli organizzatori. E dalla piazza si sono levati fischi e «buu». 

«Siamo 700 mila».
Così dalla testa del corteo gli organizzatori del Roma Pride. «Siamo a via Merulana - ha detto il portavoce Sebastiano Secci - e gli ultimi carri sono ancora a piazza della Repubblica», cioè il punto dal quale è partita la manifestazione.

 
 

L'avversario principale del corteo però sembra essere il leader della Lega Matteo Salvini: eccolo truccatissimo nel fotomontaggio di un cartellone, eccolo addirittura schiacciato sotto il piede della Vergine, come l'iconografico demonio, ma anche Simone Pillon riceve la sua dose di attacchi. E non sembra un caso che il coro di 'Bella Ciao' s'alzi proprio a Santa Maria Maggiore, dove stamattina era apparso uno striscione di Militia Christi contro la manifestazione. Ma si procede, e i canti partigiani - c'è anche l'Anpi - sfumano nel repertorio più classico del pantheon musicale lgbt, da Raffaella Carra a Madonna e Lady Gaga.

Intanto è onda arcobaleno anche a Trieste, dove spiccano i 'Cristiani Lgbt', Amnesty, la Cgil e dove a Piazza Unità s'è ricordato il discorso in cui Mussolini annuncio le leggi razziali. 'Pridè anche ad Ancona, dove la Regione Marche preme per una legge contro i reati di omofobia; e poi la Sicilia e la Lombardia, dove a Pavia hanno sfilato in cinquemila. «Siamo tantissimi, siate tutti fieri di essere ciò che siete» il messaggio al termine del Roma Pride. Messaggio di unità per militanti, ma gridato forte, per raggiungere i vicini palazzi della politica. 
Ultimo aggiornamento: Sabato 8 Giugno 2019, 21:59
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