Un medico, un insegnate del conservatorio, un appartenente alle forze dell’ordine e quattro professionisti. Sette insospettabili (Francesco Supino, Domenico Fazzari, Damyan Ilche Tudzharov, Emanuela Falcioni, Gennaro Russo, Marco Locatelli, Gennaro Quasto, Emanuele Bacchi e Giovanni Maria Leone ovvero il figlio di Claudia Rivelli) che però vestivano i panni dei narcos della “droga dello stupro”. Un affare notevole per chi traffica e chi spaccia ma anche un pericolo sempre più grande per i tantissimi giovani che assumono il cosiddetto GHB.
L’inchiesta della Procura della Capitale, coordinata dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo e condotta dalla Polizia frontiera di Fiumicino in collaborazione con Squadra mobile capitolina, ha aperto uno spaccato allarmante sulla diffusione della sostanza stupefacente chimica e sull’uso che ne fanno anche i minorenni. Secondo il procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, «la commercializzazione e il consumo delle droghe sintetiche e “fai da te”, tra le quali quella dello “stupro” hanno un grado di maggiore pericolosità rispetto a quelle classiche, sia per la mancanza di strutture per il recupero degli assuntori che per la quasi totale assenza di tossicodipendenti che dichiarano di farne uso».
Nei riscontri investigativi e nelle perquisizioni, la Polizia ne ha sequestrati più di 200 chili da cui si potevano ricavare 400mila dosi.
Dall’Olanda, i trafficanti facevano arrivare la droga direttamente a domicilio. Sul pacco postale c’era scritto che all’interno c’era un prodotto per pulire e lucidare i metalli.
Il pagamento avveniva con carta di credito e con i Bitcoin. Il gruppo utilizzava cinque siti internet, che sono stati oscurati durante le indagini, per approvvigionarsi del GHB e rivenderlo agli acquirenti attraverso spedizioni postali con corrieri ignari del contenuto dei pacchi che consegnavano a domicilio. Infatti, ordinando il GHB su internet, era possibile anche personalizzare con i cosiddetti “stampatori” chimici in 3D.
Durante uno stralcio della stessa inchiesta anti-droga vennero arrestati anche Claudia Rivelli, l’attrice sorella di Ornella Muti che ha patteggiato un anno e cinque mesi di condanna, e Danny Beccaria, considerato dagli investigatori come il “capo” degli spacciatori e che patteggiò una pena di quattro anni.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 17 Novembre 2022, 08:44
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