Roma, trasportava i carichi di droga con l’auto dell’ambasciata: diplomatico in manette

Trasportava i carichi di droga con l’auto dell’ambasciata: diplomatico in manette

di Emilio Orlando

Come nella serie televisiva “Narcos”, la droga viaggiava a bordo di un’auto blu di un’ambasciata che sfrecciava per la città e non temeva i posti di blocco. L’immunità diplomatica di cui godono le automobili e i funzionari del corpo diplomatico che, non possono venire perquisiti e fermati, garantiva impunità al corriere e permetteva ai carichi di arrivare a destinazione. 


Con questa trovata e grazie alla complicità di C. S, segretario di un ufficio di rappresentanza di uno Stato estero, centinaia di chili di hashish, marjuana e cocaina venivano consegnati nelle piazze di spaccio di Primavalle. Il quartier generale della gang di narcotrafficanti - con base nel bar ” “BarCollo ma non mollo” - era il quartiere Ottavia. A scoprire il vasto giro di spaccio di stupefacenti sono stati gli agenti del distretto di polizia di Primavalle, che hanno sequestrato 105 chili di “fumo”, 5 di “erba” e quasi un chilo di cocaina. In manette sono finiti Luiz Felipe Ferreira Da Silva, cittadino brasiliano di 24 anni, un trentenne libico di nome Ayman Fallati ed il trentacinquenne Antonello Gatti.


Gli arresti sono stati convalidati ed il giudice per le indagini preliminari Bernadette Nicotra, nell’ordinanza di custodia cautelare, ha disposto gli arresti domiciliari ed un divieto di dimora nel comune di Roma. Le indagini che, hanno aperto un ulteriore spaccato sugli affari criminali dei clan che controllano il narcotraffico a Primavalle, Montespaccato e nella borgata Ottavia, sono iniziate dopo che gli investigatori del primo dirigente Tiziana Lorenzo avevano notato movimenti sospetti davanti al locale gestito dal pregiudicato tra cui una discussione animata. 


Una Renault Clio targata “corpo diplomatico”, condotta da un giovane faceva la spola tra il bar ed l’abitazione del brasiliano arrestato.

Proprio durante la perquisizione nel suo appartamento, dove c’era un via vai di tossicodipendenti a qualsiasi ora del giorno e della notte, è saltato fuori il quintale di hashish dove ogni panetto era contrassegnato dal marchio a forma di “kiwi”. 

L'AMBASCIATA LIBICA

Per una serie di deduzioni, sbagliate, da parte di alcuni media l'ambasciata libica è stata letteralmente bersagliata da attacchi anche social. Leggo non ha mai affermato si trattasse di un diplomatico libico: il console arrestato fa parte di un'altra ambasciata mediorientale. "Siamo da sempre a disposizione di inquirenti e collaboriamo con questure e procure per dare tutto il nostro supporto – afferma l'ambasciatore libico, Omar Tarhuni – voglio sottolineare come nessun dipendente della nostra ambasciata sia legato a questa indagine. Sottolineo questo perché, per una sorta di tam tam mediatico, alcuni media hanno dedotto fossimo noi al centro dell'inchiesta".


Ultimo aggiornamento: Giovedì 28 Gennaio 2021, 16:57
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