Oltre 1500 salme sono in attesa di essere cremate, a Prima Porta, con le famiglie che sperano di dare l’ultimo saluto al proprio caro.
È così, a Roma, dall’inizio della pandemia: uno strazio senza fine. Le cremazioni sono in fortissimo affanno: il cimitero di Prima Porta, dove si effettuano le operazioni, non riesce a garantire il ritmo che servirebbe. L’impianto crematorio del Flaminio funziona su 4 linee perché da febbraio sono in corso i lavori di manutenzione e andranno avanti fino a luglio. Secondo quanto registrato dalla Federcofit, la Federazione del comparto funerario italiano, si effettuano circa 40 cremazioni al giorno ma le salme che arrivano, tutti i giorni, sono di più: vanno dalle 50 alle 60 unità. L’attesa media per ogni cremazione è di circa un mese. Nel frattempo la lista di attesa si allunga e basta un niente per degenerare: un mese fa ad esempio, a seguito di un guasto ai forni, l’Ama decise che per qualche giorno le salme dovessero andare non più a Prima Porta ma al cimitero Verano. Addirittura, prima del Natale scorso, il limite settimanale imposto alle cremazioni veniva raggiunto già tra i giorni di lunedì e martedì.
Per evitare ulteriori lungaggini, i familiari provano a cercare soluzioni diverse, per dare una degna sepoltura alla salma, e l’unica strada percorribile, nel senso letterale del termine, è portare il feretro fuori dal Comune di Roma. Ma l’operazione ha un costo non da poco: 220 euro. Un balzello inaccettabile per le agenzie funebri visto che, di fatto, va ad aggravare la spesa dei funerali, a carico delle famiglie.
Si tratta della tassa per la cremazioni fuori impianti che ora il Campidoglio sta pensando di abolire.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 6 Maggio 2022, 08:23
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