Roma choc, 23enne partorisce a Rebibbia senza l'aiuto di nessuno. Il sindacato della polizia penitenziaria: «Vergogna!»

Roma choc, 23enne partorisce a Rebibbia senza l'aiuto di nessuno. Il sindacato della polizia penitenziaria: «Vergogna!»

Roma choc. Una giovane donna di 23 anni ha partorito in carcere a Rebibbia, nella sua cella. Senza nessun aiuto di un'ostretica o di un'infermiera, ma solo quelo della compagna di cella, anche lei incinta al quinto mese. Marta Cartabia, il ministro della Giustizia, ha deciso di inviare gli ispettori a Rebibbia per capire cosa sia accaduto il primo settembre nel carcere romano.

Leggi anche > Nettuno, all'Autogrill poliziotto spara all'auto del rivale in amore. La lite nata su Facebook

Amra, 23enne di etnia rom, che sta bene come la sua quarta figlia, ha raccontato a Repubblica quanto accaduto dieci giorni fa. Un fatto grave e tutt'altro che inaspettato, visto che pochi giorni prima di dare alla luce la bambina, Amra era stata ricoverata in una stanza dell'ospedale Pertini di Roma per una minaccia di aborto. Ma dall'ospedale la detenuta è tornata in carcere, dove ha partorito, assistita solo dalla sua compagna di cella. All'arrivo del medico in cella, infatti, il parto si era concluso. La donna, poi, è stata subito riportata al Pertini dove vi è rimasta per cinque giorni.

«Come responsabile dell'Amministrazione Penitenziaria, non posso che essere rammaricato per il fatto che una donna abbia dovuto partorire in carcere. Fortunatamente si tratta di una vicenda che si è conclusa senza alcuna criticità e ora sia la mamma che la neonata stanno bene». Così, in una nota, il Capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, Bernardo Petralia.

«Tengo a precisare che nessuna responsabilità può essere addossata all'istituto penitenziario che si è adoperato, nel limite delle proprie responsabilità e competenze, per velocizzare al massimo le comunicazioni con l'Autorità Giudiziaria e le Autorità Sanitarie competenti, in relazione all'istanza di revoca della custodia cautelare avanzate dalla detenuta», ha aggiunto il Capo del DAP. Stando alle prime ricostruzioni, nella notte fra il 30 e il 31 agosto la detenuta si trovava nella propria stanza del reparto infermeria dell'istituto penitenziario, assistita dal medico e dall'infermiera in servizio. Al manifestarsi dei primi dolori e constatata l'urgenza di un ricovero, il medico si sarebbe allontanato per contattare l'ospedale e richiedere l'immediato intervento di una ambulanza. Proprio in quel frangente la detenuta avrebbe partorito.

Il sindacato della polizia penitenziaria: «Vergogna, tardivo l'invio degli ispettori. Quanto è accaduto in una cella del carcere romano con la detenuta che ha partorito assistita dai sanitari dell'istituto e dal personale di polizia penitenziaria dovrebbe far vergognare la Ministra di Grazia e Giustizia Cartabia, prima di tutto come donna. Inviare gli ispettori ministeriali dopo quanto è successo è tardivo, inutile e non può servire a salvare la coscienza». Lo sostiene Aldo Di Giacomo, segretario del sindacato della polizia penitenziaria Spp. Il sindacalista ricorda che da diversi anni la sua organizzazione ha lanciato la campagna «nessun bambino in cella» e «purtroppo dobbiamo solo registrare che il numero si è dimezzato, ma la situazione di autentica barbarie non è stata superata. È anche questo il segnale del disinteresse istituzionale e della politica per i veri problemi del sistema penitenziario italiano mostrando solo interesse per fatti come quelli di Santa Maria Capua Vetere per i quali si continua a dare grande clamore mediatico». 


Ultimo aggiornamento: Sabato 11 Settembre 2021, 17:13
© RIPRODUZIONE RISERVATA