Delitto di Ardea, scoperte tracce di sangue nel furgone del figlio. Indagini ad una svolta

Delitto di Ardea, scoperte tracce di sangue nel furgone del figlio. Indagini ad una svolta

di Emilio Orlando

Il luminol e gli investigatori svelano particolari inquietanti sull’omicidio di Ardea che, a fine settembre, sconvolse il litorale romano. 
Vistose tracce di sangue e tracce di Dna appartenuto a Graziella Bartolotta sono state infatti ritrovate nel furgone del figlio, accusato del delitto. La donna venne trovata morta dentro la sua abitazione ad Ardea in via del Pettirosso. 
Durante i rilievi forensi dei carabinieri del reparto investigazioni scientifiche sul furgone che Fabrizio Rocchi (attualmente in cella con l’accusa di omicidio volontario) avrebbe utilizzato anche la mattina in cui venne commesso il delitto, sono emerse importanti macchie di sangue che confermerebbero l’ipotesi accusatoria della procura di Velletri. Il genetista forense Enrico Maria Pagnotta, nominato dalla famiglia della vittima per assistere alle operazioni irripetibili di estrazione e confronto del Dna, contattato da Leggo si è trincerato dietro un “no comment” motivato dal fatto che l’inchiesta è ancora aperta.


Le indagini dei carabinieri della compagnia di Anzio che, si focalizzarono immediatamente sul figlio che ha sempre sostenuto l’ipotesi che la madre fosse morta a causa di una caduta, appurarono che l’arma del delitto (un vaso o un oggetto contundente largo almeno 12 centimetri) venne gettata da Rocchi in un canale di scolo delle acque all’Infernetto, dove il 48enne si recò proprio con il furgone.
L’uomo in cella dal 2 ottobre, ha sempre negato ogni addebito, ma secondo alcune indiscrezioni avrebbe ammesso parzialmente l’omicidio durante un colloquio.

Il movente resta ancora poco chiaro. Dalle testimonianze raccolte già nelle prime fasi delle indagini, sembra che tra madre e figlio non corresse buon sangue da anni per attriti familiari. Ma erano rimasti comunque vicini di casa.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 19 Gennaio 2022, 10:51
© RIPRODUZIONE RISERVATA