Rifiuti, inchiesta a Roma sulla raccolta che non c'è

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di Michela Allegri
Cassonetti stracolmi, turisti e residenti praticamente costretti a fare lo slalom sui marciapiedi per evitare i sacchetti dell'immondizia abbandonati a cumuli in terra. L'emergenza rifiuti della Capitale, che dopo le feste di Natale ha raggiunto l'apice, complice anche il rogo che ha distrutto l'impianto di trattamento al Salario, finisce nel mirino della Procura: una maxi inchiesta sulla raccolta che non c'è. Dalla periferia al centro storico, da Torpignattara a Portuense, da Marconi a Primavalle, passando per Monte Mario, Prati e San Lorenzo.

 
 


Il pm Carlo Villani ha aperto un fascicolo ipotizzando il reato di getto pericoloso di cose, che punisce chiunque «getti o versi, in un luogo di pubblico transito, o in un luogo privato ma di comune o di altrui uso, cose atte a offendere o imbrattare o molestare persone», oppure «provochi emissioni di gas, di vapori o di fumo, atti a cagionare tali effetti». Negli ultimi mesi la Procura ha raccolto le decine di esposti arrivati da cittadini, politici e comitati di quartiere, in cui si denunciava una situazione diventata insostenibile. Agli atti dell'inchiesta, affidata alla Polizia locale, ci sono anche i report fotografici fatti dai residenti: gli scatti di topi e gabbiani che rovistano tra i rifiuti, le immagini di vie quasi inaccessibili a causa delle montagne di spazzatura, rimaste a intasare i cassoni per giorni. Poco importano gli sforzi della municipalizzata dell'igiene urbana - tra il 24 e il 26 l'Ama ha messo in campo 2.000 dipendenti, cercando di rafforzare i turni, mentre l'impianto di trattamento di Rocca Cencia è rimasto aperto anche di notte - visto che l'emergenza rifiuti, che si trascina ormai da un paio di anni, negli ultimi mesi ha raggiunto livelli allarmanti. A coordinare il fascicolo è lo stesso pm che indaga anche sul rogo del Tmb Salario e non è escluso che nelle prossime settimane gli possa venire affidato pure il fascicolo sui cassonetti incendiati da nord a sud della Capitale: dal 25 dicembre i roghi sono stati almeno una dozzina. Su questo ultimo fronte, la procura attende un'informativa dei Vigili del fuoco, mentre chi indaga ipotizza che dietro agli incendi dei contenitori dell'immondizia possa nascondersi un'unica regia. D'altronde, i dati parlano chiaro: tra il 2008 e il 2016 si contano circa 640 cassonetti incendiati, mentre negli ultimi due anni si sono verificati addirittura 590 roghi. Una crescita esponenziale che porta gli investigatori a sospettare che si tratti di azioni dolose.

GLI ESPOSTI
L'ultimo esposto sulla mancata raccolta arriva da Tor Pignattara, quartiere a est della Capitale. Il comitato di quartiere ha denunciato la situazione «rifiuti» nelle strade documentando due anni di degrado, immortalato in centinaia di foto: secchioni stracolmi, sacchetti accumulati in strada, blatte e ratti che rovistano tra gli scarti di cibo. Il 27 settembre, a denunciare è stato invece il comitato di quartiere di San Lorenzo. Nel documento si parla di «rischi sanitari anche di grave entità», a causa degli «enormi cumuli di rifiuti negli androni e nei cortili interni dei palazzi, per le strade, a ridosso delle scuole, con proliferare di ratti e animali». Pochi giorni prima, Patrizia Prestipino, deputata Pd, aveva denunciato la condizione dell'Appio Latino: «Non è difficile assistere al passaggio di ratti è scritto nell'esposto consegnato agli inquirenti mentre si dirigono verso i tanti rifiuti accumulati per le strade e nelle piazze nelle varie zone dei municipi VII e VIII».

LA CLASS ACTION
Ma proteste e denunce hanno coinvolto anche il quartiere Prati, a due passi dal Vaticano. Il comitato di quartiere - Prati in azione -, oltre ad avere inviato al pm un esposto, ha anche lanciato una class action per chiedere il rimborso del 50 per cento della Tari pagata nel 2018. A Tor Sapienza, invece, poche settimane fa era stata addirittura chiusa una strada «causa rifiuti e liquami». Mentre il collettivo Militant, in segno di denuncia, il giorno della Vigilia ha portato sotto l'albero di Piazza Venezia alcuni sacchi di spazzatura raccolti nei vari quartieri della Capitale. La denuncia è arrivata anche dall'estero: in un reportage pubblica il 24 dicembre, il New York Times ha raccontato la Roma in rovina, paragonando la città a una discarica.
 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 28 Dicembre 2018, 12:58
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