Racket degli ambulanti, funzionario comunale preparava i ricorsi dei Tredicine che lui stesso poi giudicava

Racket degli ambulanti, funzionario preparava i ricorsi dei Tredicine che lui stesso giudicava
L'ex responsabile dell'ufficio Disciplina e Rotazioni del Comune di Roma, Alberto Bellucci era in costante contatto con i Tredicine dai quali avrebbe ricevuto denaro e regali. Il funzionario, a cui spettava il compito di assegnare le postazioni degli ambulanti, arrivava, secondo quanto accertato da Guardia di Finanza e Polizia di Roma Capitale, a preparare ricorsi per i Tredicine ai quali era il suo stesso ufficio a dover rispondere. «Finché c'è Alberto la categoria non trema», dicono intercettati alcuni imprenditori coinvolti nell'inchiesta riferendosi a Bellucci Nell'ordinanza il gip Francesco Patrone scrive che il funzionario «quasi quotidianamente contattava direttamente alcuni commercianti ambulanti per informarli del compimento di atti del Dipartimento, e con la stessa frequenza veniva a propria volta contattato per l'effettuazione di consulenze o pareri che lo stesso Bellucci si presta a predisporre anche in contrasto con posizioni espresse dall'Amministrazione comunale ovvero degli stessi atti amministrativi del proprio Dipartimento».

PREZZARIO POSTAZIONI: FINO 700 EURO GIORNO
Una vera e propria graduatoria con prezzario che variava da zona a zona e che poteva raggiungere anche il costo di 700 euro al giorno. È quanto emerge dall'inchiesta della Procura di Roma sul racket delle autorizzazioni per il commercio su strada e che ha portato all'emissione di 18 misure cautelari. Coinvolti pubblici ufficiali, imprenditori ed esponenti sindacali. Il prezzario aumentava se il banco dell'ambulante era in una zona centrale della Capitale come ad esempio via Cola di Rienzo o viale Giulio Cesare. Il sistema corruttivo andava avanti da anni, almeno fino al 2006, secondo quanto accertato dagli inquirenti. A gestire l'organizzazione erano rappresentanti sindacali tra cui i due membri della famiglia Tredicine, i fratelli Dino e Mario, raggiunti da misura cautelare, con la complicità di due ex funzionari pubblici: Alberto Bellucci, all'epoca dei fatti capo dell'ufficio Discipline e rotazioni, e Fabio Magozzi ex dipendente dello stesso ufficio. Secondo gli inquirenti avrebbero ottenuto in totale 110 mila euro consistiti anche in regali come abbonamenti per lo stadio, pranzi e abiti griffati. Secondo quanto si legge nell'ordinanza firmata dal gip Francesco Patrone, Bellucci «asserviva costantemente le funzioni del proprio ufficio agli interessi economici dei fratelli Tredicine, Dino e Mario».

 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 23 Settembre 2020, 14:26
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