Peste suina, a Roma primi due casi su maiali. D'Amato: «Necessari abbattimenti cinghiali, non comprendo ritardi»

I due maiali infetti sono stati riscontrati e confermati nella zona perimetrata di Roma dove era scoppiato il focolaio dai cinghiali

Peste suina, a Roma primi due casi su maiali. D'Amato: «Necessari abbattimenti cinghiali, non comprendo ritardi»

Primi due casi di peste suina su maiali in Italia. I due capi infetti sono stati riscontrati e confermati nella zona perimetrata di Roma dove era scoppiato il focolaio dai cinghiali. Si tratta di due casi in un piccolo allevamento, ha riferito l'assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D'Amato che ha sottolineato: «È necessario rapidamente mettere in atto una vera e propria azione di riduzione della pressione dei cinghiali anche attraverso un piano di abbattimenti selettivi non comprendo i ritardi». In campo i servizi veterinari della Asl. Riunita anche la task-force. Preoccupate le associazioni di categoria anche se non ci sono pericoli per l'uomo e per la sicurezza alimentare. Coldiretti fa sapere, però, che ci sono 50mila maiali a rischio nel Lazio e chiede misure a sostegno per il settore suinicolo. Finora il virus aveva colpito solo cinghiali per i quali è letale: Liguria e Piemonte, le due zone più colpite dall'inizio di questa emergenza, da fine dicembre hanno fatto registrare 143 casi positivi nelle province di Genova e Alessandria.

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Dopo i casi di Roma, immediata la riunione della task force e l'intervento del Commissario straordinario all'emergenza, Angelo Ferrari: «ora provvediamo ad abbattere velocemente tutt'attorno i maiali sospetti infetti e sospetti contaminati». Da rivedere anche la distribuzione delle aree interdette. «Adesso zona rossa e zona di infezione verranno tutte riviste», dice Ferrari. I due maiali trovati infetti sono dentro l'Insugherata, l'area verde cittadina dentro l'anello stradale del Raccordo anulare dove è esploso il focolaio dai cinghiali. «Diciamo che nella sfortuna per lo meno siamo dentro», afferma Ferrari che conferma il rispetto dei tempi per l'impegno sulla riduzione dei cinghiali. Parla di «forte campanello d'allarme» Giovanni Guadagnini, veterinario specialista in patologie suine e membro dell'Associazione nazionale veterinari italiani (Anmvi). «Ci sono rischi di una più ampia propagazione tra gli allevamenti, dice all'Ansa, che hanno spesso contatti ad esempio attraverso i mezzi di trasporto dei mangimi, e questo significa che è in pericolo un intero comparto». «Non vi è comunque - rassicura - alcun rischio per la salute umana o per la sicurezza alimentare».

Il virus, spiega l'esperto, «si sta muovendo e deve dunque crescere il livello di allerta. È necessario rafforzare la biosicurezza degli allevamenti perchè questo virus tra questi animali è altamente letale con tassi di mortalità dell'80%.

Inoltre, la trasmissibilità negli allevamenti è veloce e c'è un'alta velocità di contaminazione». Se la malattia entrasse negli allevamenti, avverte, «potrebbe scomparire un intero comparto: l'80% degli animali infatti morirebbe e quelli in vita verrebbero comunque abbattuti. Il pericolo è vedere un intero circuito scomparite». Per questo secondo la Coldiretti, è necessario intervenire semplificando le procedure per l'adozione dei piani di abbattimento approvati dalle regioni e il rafforzamento delle competenze dell'ufficio commissariale. «Il rischio - conclude Coldiretti - è che l'emergenza si allarghi e che siano dichiarate infette le aree ad elevata vocazione produttiva con il conseguente pregiudizio economico che potrebbe discendere per la filiera agroalimentare e l'occupazione in un settore strategico del made in ltaly».

Per Confagricoltura bisogna cambiare passo con sostegni economici alle aziende e un piano di contenimento. Chiede un risarcimento immediato e l'abbattimento dei cinghiali anche la Confederazione degli agricoltori italiani (Cia). A circa un mese da quando è stato trovato il primo caso di cinghiale colpito dalla peste suina a Roma, i cinghiali infetti sono arrivati a 19, di cui 18 nell'area di Roma e uno nella provincia di Rieti. Sono 89 in Piemonte e 54 in Liguria. I casi positivi, verificati dall'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte Liguria e Valle d'Aosta, riguardano complessivamente 32 Comuni nelle due regioni: Campo Ligure e Rossiglione, entrambi in provincia di Genova, ne hanno avuti 13, Arquata Scrivia (Alessandria) 11. 


Ultimo aggiornamento: Giovedì 9 Giugno 2022, 21:33
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