Paolo Conte a Caracalla raddoppia lo show tinto di "Azzurro": i 50 anni della hit che donò a Celentano

Paolo Conte a Caracalla raddoppia lo show tinto di "Azzurro": i 50 anni della hit che donò a Celentano

di Claudio Fabretti
Cinquant’anni di Azzurro, mezzo secolo di canzoni fenomenali. Sarà una festa sotto le stelle del jazz, quella che Paolo Conte celebrerà nella cornice più suggestiva della Capitale: quella delle Terme di Caracalla, dove l’Avvocato tornerà a esibirsi 15 anni dopo, insieme alla sua Orchestra, oggi e venerdì.


I due show - uniche sue date estive in Italia per il 2018 - saranno l’occasione per ripercorrere la carriera di uno dei maestri della canzone italiana, a partire proprio da Azzurro, composta nel 1968 per Adriano Celentano, che rappresentò il suo trampolino di lancio. 

All’epoca Conte, giovane avvocato con un contratto in scadenza con la Rca, era entrato nel Clan Celentano in veste di autore, firmando alcuni pezzi come Chi era lui e - assieme a Miki Del Prete e Luciano Beretta - La coppia più bella del mondo, per il celebre duetto tra il Molleggiato e Claudia Mori che trionfò al Cantagiro. Poi arrivò quella pennellata di classe pura, con quel ritmo controcorrente e quel ritornello stralunato e fuori dal tempo. Non era rock e non era lento, non era una ballata né un liscio: era una creatura inedita, unita a un testo che Vito Pallavicini aveva cucito su misura per Celentano, ripercorrendo i temi a lui cari (dall’amore all’ecologia alla religione).

Da allora, in oltre 50 anni di carriera, Conte ha pubblicato 16 album in studio, collaborando con alcuni tra i più grandi nomi della musica italiana e conquistando il pubblico italiano e non (dalla Francia agli Stati Uniti). La sua ultima uscita è Zazzarazàz - Uno spettacolo d’arte varia, che raccoglie il meglio dai suoi dischi, oltre a una collezione di cover a cura di artisti di ogni stile (da Roberto Benigni a Enzo Jannacci, da Francesco De Gregori e Lucio Dalla a Miriam Makeba e Dizzy Gillespie) e al brano inedito Per te.

Dal vivo, Conte resta uno spettacolo a sé, con il suo senso della melodia e del ritmo, il suo timbro roco inconfondibile e la sua abilità nel piegare l’italiano alle necessità della sua musica, senza rinunciare a prendere in prestito parole inglesi o francesi o a inventarsi un suo stile scat con fonemi d’arte varia (da «zazzarazaz» o al celebre «chips, chips, dududududu» di Via con me). Personaggio unico, anche sul palco, con la sua senilità fiera e il suo contegno ritroso da inveterato orso: mai una parola in più di quelle delle canzoni. E se ci sono canzoni alle quali l’espressione “senza tempo” calza come un guanto, queste sono proprio quelle del cantautore astigiano, prestigiatore di parole e musiche perse in uno spazio-tempo indefinito, proprio come si confà ai classici. 


Ultimo aggiornamento: Giovedì 14 Giugno 2018, 13:00
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