I militari informano di aver proceduto «ad un meticoloso esame dei tabulati relativi alle prestazioni erogate e all'assunzione di testimonianze, individuando artefici e beneficiari della truffa che, oltre a danneggiare il Servizio Sanitario Nazionale, ha leso i diritti degli altri utenti i quali, prenotandosi regolarmente al Cup, dovevano attendere il proprio turno prima di sottoporsi a un esame diagnostico». La frode era piuttosto semplice quanto diffusa: la persona bisognosa di una prestazione si rivolgeva a uno dei sanitari compiacenti che, grazie alla password personale per l'accesso al sistema informativo dell'ospedale, avanzava richiesta all'articolazione competente. Eseguito l'esame diagnostico o l'analisi chimico-clinica, gli stessi sanitari venivano in possesso del referto, che provvedevano a consegnare al beneficiario, evitando così il pagamento del ticket alla Regione Lazio.
A usufruire della «corsia preferenziale» 523 tra parenti e amici dei medici ed infermieri, questi ultimi a loro volta beneficiari dell'illecito sistema.
Oltre a dover rispondere all'Autorità Giudiziaria ordinaria del reato di truffa aggravata ai danni del Servizio Sanitario Nazionale, gli indagati dovranno vedersela con la Corte dei Conti per il danno all'Erario.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 21 Febbraio 2020, 08:48
© RIPRODUZIONE RISERVATA