Orchestraccia, Conidi: «Roma Daje!» il supergruppo live al teatro Olimpico di Roma

Orchestraccia, Conidi: «Roma Daje!» il supergruppo live al teatro Olimpico di Roma

di Paolo Travisi
“Se voi sapè un segreto riguardo a 'sta città, c'è 'na parola antica che tutto po' cambià, se dice daje” canta Marco Conidi e l'Orchestraccia nel nuovo singolo, Daje, inedito che farà parte dello spettacolo Gente de Roma, scritto per il Teatro Olimpico di Roma in scena dal 3 al 6 ottobre.

Daje è l'imperativo del verbo dare, ma in romano ha assunto altri significati, superando anche i confini del Gra. «E' ormai una parola internazionale, sdoganata nel mondo, può essere un'esortazione, indicare la voglia di riscatto. E' un gesto di conforto, una carezza verso chi riparte ogni mattina» spiega a Leggo, Marco Conidi, una delle anime storiche dell’Orchestraccia.

«L’ha detto anche Papa Francesco» aggiunge Giorgio Caputo, che insieme a Luca Angeletti ed un nutrito gruppo di musicisti, ha trasformato la romanità antica di poesie e canzoni in rockfolk romano. “L'Orchestraccia ha una visione attuale della realtà - dice Conidi - pur recuperando nella tradizione, sentimenti antichi e nobili come il senso di rispetto e riscatto”.

Forse però, i romani, stretti tra difficoltà quotidiane ed una città complessa, hanno perso i valori di un tempo. “Le persone sono ancora belle, ma gli eroi del quotidiano, quelli che portano la spesa alla vecchietta, sono sempre più soli. C'è la tendenza ad aver paura del vicino, bisogna avere coraggio, perché la natura dei romani è l’accoglienza”. E mentre la “band-famiglia” è al lavoro sul nuovo album, in vista dell’Olimpico, ha scaldato voce, chitarra, tromba e violino, ieri sera al ristorante Il Marchese, in via di Ripetta, cantando alcuni brani di repertorio e lasciato Daje in sottofondo.

« L’album dovrebbe uscire a dicembre, ora ci stiamo preparando allo spettacolo, tra canzoni nuove, recitate e monologhi che vanno oltre i brani, perché a teatro abbiamo più attenzione dalla gente e parliamo di tanti temi”»precisa Caputo. All’Olimpico dunque, personaggi, fatti e sentimenti, come “consolazione e speranza, non solo l’amore - per Conidi - perché vivere in modo sentimentale ci dà la forza per sperare in una vita migliore”.

L'Orchestraccia, portatrice sana di una romanità bella, vive da ormai dieci anni dei molti artisti che la compongono. «Stare insieme è un lavoro faticoso, come un rapporto tra familiari dove punti di vista diversi convivono per amore della musica. Siamo come il microcosmo dei Puffi” racconta Angeletti. “Si resta finché ci sono motivazioni e l’affetto della gente» conclude Conidi.

«Nelle 40 piazze estive, c’era chi aveva preso un giorno di ferie per l'Orchestraccia. Eravamo la loro vacanza. Siamo orgogliosi di far parte della cultura popolare. Per anni è stato sinonimo di leggerezza, come il pop, invece arriva a molte persone. La nostra intenzione era suonare per la vecchietta di 70 anni e far ballare i pischelli».

Dopo il tour estivo che ha portato l’Orchestraccia in tutta Italia, tra tappe importanti e piccoli comuni, Conidi è convinto ancor di più dell’importanza della romanità pulita, e che Roma, oltre le pagine di cronache e le difficoltà evidenti, abbia ancora molto da insegnare, prima di tutto ai suoi abitanti. “E' un riferimento per tutti, una città difficilissima da gestire, ma dovrebbe insegnare a sé stessa, l'affetto per la vicinanza, ad avere meno paura del dirimpettaio. Se manca il sale chiamiamo il vicino, se uno si guarda meglio, anche i pericoli reali si vedono meglio. Complotto e sospetto ci fanno perdere lucidità, guardiamo noi stessi, poi gli altri”.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 26 Settembre 2019, 08:59
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