Omicidio di 'ndrangheta a Roma, la Cassazione conferma l'ergastolo per l'assassino del boss Vincenzo Femia

Il killer era evaso nel milanese a pochi giorni dall’udienza davanti alla Suprema Corte poi rintracciato dai carabinieri e arrestato in provincia di Napoli

Omicidio di 'ndrangheta a Roma, la Cassazione conferma l'ergastolo per l'assassino del boss Vincenzo Femia

di Emilio Orlando

E' diventata definitiva la condanna all’ergastolo per Massimiliano Sestito, il killer evaso nel milanese il 30 gennaio scorso e poi rintracciato e arrestato dai carabinieri pochi giorni dopo presso la Stazione Circumvesuviana di Sant'Anastasia, in provincia di Napoli.

I giudici della prima sezione penale, dopo l’udienza del 3 febbraio scorso, hanno rigettato i ricorsi presentati dalle difese di Sestito e di Francesco Pizzata per l'omicidio del boss della 'ndrangheta Vincenzo Femia, avvenuto nella Capitale la notte del 25 gennaio del 2013, in via Castelluccia di San Paolo tra Trigoria e l'Ardeatino.

La sentenza di condanna, ha accolto la richiesta della Procura Generale della Suprema Corte di rigettare i ricorsi confermando cosi’ le condanne dell’Appello ter all’ergastolo per Sestito e a 24 anni e 8 mesi per Pizzata.

Le indagini sull'agguato e sul commando che fece fuoco contro il boss Femia, vennero condotte dalla squadra mobile della questura di Roma diretta, all'epoca dei fatti, da Renato Cortese il “superpoliziotto”, che arrestò il boss Bernardo Provenzano.

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(Nella foto in il boss Vincenzo Femia)

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Femia, era originario della provincia di Reggio Calabria, era stato ucciso a colpi di pistola e ritrovato a Trigoria. Al processo si e’ arrivati dopo le indagini della Squadra Mobile coordinate dal procuratore aggiunto della Dda di Roma Michele Prestipino con il pm Francesco Minisci. Sestito, già condannato a trent'anni per l'omicidio del carabiniere Renato Lio nel 1991 a Soverato, era ai domiciliari da inizio gennaio, su disposizione della Corte di Assise di Appello di Roma.

Il cinquantaduenne aveva finito di scontare la condanna a 30 anni per l’omicidio del carabiniere mentre per l’assassinio del boss Femia, dopo diverse pronunce tra assoluzioni e condanne, era in custodia cautelare in regime di arresti domiciliari a casa del padre a Pero quando e’ evaso rompendo il braccialetto elettronico.

Fuga interrotta dalla cattura avvenuta il 4 febbraio.

Vincenzo Femia era il suocero di Giuseppe Nirta perché aveva sposato la figlia Annunziata Nirta e era considerato uno dei referenti della cosca a Roma. Per il genero di “don Peppe Nirta”, la questura di Reggio Calabria ordinò che i funerali venissero celebrati all'alba del 30 gennaio 2013 in forma privata con la sola presenza dei familiari più stretti.


Ultimo aggiornamento: Martedì 28 Febbraio 2023, 16:51
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