Omicidio Cerciello Rega, lo studente americano si pente: «Chiedo il perdono della famiglia»

Omicidio Cerciello Rega, lo studente americano si pente: «Chiedo il perdono della famiglia»

di Emilio Orlando
«Ho tolto la vita di una persona. Ho tolto un marito a sua moglie. Ho rotto un legame tra fratelli ed ho tolto un figlio a sua madre. Non potrò mai perdonarmi tutto questo. Quella notte è stata la peggiore della mia vita e se potessi tornare indietro per cambiare le cose lo farei ora, ma non posso. Chiedo scusa a tutti, alla famiglia Cerciello, ai suoi amici ed al mondo intero». Sono le parole, pronunciate durante la deposizione spontanea in tribunale di Finnegan Lee Elder, l’americano sotto processo assieme all’amico Christian Natale Hjorth per l’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri, Mario Cerciello Rega, ucciso a luglio del 2019 con 11 coltellate nel nel quartiere Prati. 

Il giovane californiano ha poi ammesso in parte, davanti alla prima Corte di Assise della città giudiziari, le sue responsabilità legate a quegli attimi drammatici di quella notte: «Tutto ciò che posso dire è che provo del rimorso. Ciò che è successo mi ha cambiato per sempre e prometto di non commettere più questi errori, in carcere - ha poi aggiunto Elder - ho avuto la possibilità e il tempo di riflettere. Non voglio raccontare come si sono svolti gli eventi, perché già l’ho fatto nel corso degli interrogatori».
 
 


 Parole scritte di pugno dall’imputato che ha chiesto di leggerle in aula con la voce rotta dal pianto, ma che non cambiano lo scenario probatorio raccolto dagli investigatori nella fase delle indagini preliminari. Una serie di prove inchiodano Elder e Hjorth alle loro responsabilità. Quando i due fermati e portati negli uffici dove ha sede il reparto investigativo dei carabinieri di via In Selci, vennero utilizzate tutte le cautele e le garanzie di legge, come sottolineato anche dal Andrea Varriale, il commilitone che al momento del delitto di trovava insieme a Cerciello: «Non ho visto maltrattamenti in caserma ai danni dei due arrestati -  sottolineò Varriale durante l’ultima udienza davanti ai magistrati». Ribadendo anche: «Abbiamo tirato fuori il tesserino e ci siamo qualificati dicendo “carabinieri”».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 17 Settembre 2020, 09:10
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