Roma, marito e moglie morti in casa, corpi scoperti solo dopo 15 giorni

Marito e moglie morti in casa a Roma, corpi scoperti solo dopo 15 giorni. La tragedia dell'indifferenza

di Emilio Orlando

Moglie e marito morti nell'indifferenza. Dei vicini di casa, dei figli tolti dai servizi sociali. Una storia di abbandono che si intreccia anche con il giallo sulle cause del doppio decesso. Gli investigatori non escludono la pista dell'omicidio-suicidio. I due sarebbero morti, secondo il medico legale, da almeno dieci giorni. L'allarme ai carabinieri è stato lanciato da un parente, preoccupato dal fatto che i coniugi non rispondevano al telefono da più di una settimana. La scoperta a Roma, in via Abigaille Zanetta, in un condominio dove vivono 150 famiglie nel quartiere della Cecchignola (tra la via Laurentina e l'Ardeatina).


I cadaveri del 67enne Francesco Esposito (ex carabiniere riformato dal servizio) e di Fabiola Ciuffa erano riversi nella loro abitazione al quarto piano del comprensorio poco distante dalla città militare. Per sfondare la porta d'ingresso, chiusa dall'interno, sono intervenuti i vigili del fuoco.

Marito e moglie erano conosciuti da tutti nella zona, come pure erano note le loro frequenti liti. «Erano molto riservati, però non conosciamo i motivi dei litigi. Lui viveva in simbiosi con Fabiola, non la lasciava mai da sola», racconta un inquilino del grande condominio di periferia.


Dodici anni fa un altro dramma: le due figlie (una appena nata, l'altra di 7 anni) erano state tolte dai servizi sociali per problemi ambientali.

Eppure nessuno gli è stato vicino. Nemmeno, evidentemente, i servizi sociali.

Sta di fatto che nessuno ha pure notato che l'Alfa Romeo Giulietta verde scuro, con cui la coppia usciva a fare spese, da tempo era ricoperta di fogliame: segno evidente che non veniva più utilizzata. L'autopsia, che verrà eseguita nelle prossime ore presso il Policlinico Gemelli, dirà una parte importante della verità sugli ultimi istanti di vita di Francesco e Fabiola.
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IL COMMENTO DI ELEONORA DANIELE

Due persone e non due numeri, due corpi e non due oggetti, si sono spenti nella totale indifferenza del quartiere e della rete sociale che doveva proteggerli. Nessuno ha sentito Francesco e Fabiola perché nessuno ha voluto ascoltare davvero. La stanza dove sono stati ritrovati i cadaveri dei due coniugi si è improvvisamente colorata di nero, come un foglio candido sporcato da una penna che perde inchiostro: un segno indelebile che macchia le coscienze. 


Verranno ricordati solo con poche righe, l’ex carabiniere e la moglie, abbandonati da tutti, anche dai vicini, che non hanno sentito l’odore dei cadaveri. Ma davvero si può morire così? Senza gridare, senza parlare.

Il fallimento risuona alle nostre orecchie come un campanello d’allarme per ciò che lasciamo soccombere. Abbandonare chi soffre e girarsi dall’altra parte è diventata la spietata regola. Un tempo le porte restavano aperte e si tendevano le mani, oggi l’isolamento uccide. Invece penso che ascoltare il silenzio assordante dell’afflizione sia la sola strada per renderci migliori.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 16 Dicembre 2020, 22:15
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