Mamma a 62 anni: «Vicino alla pensione sono più sicura, mi basta portare mia figlia a 18 anni»

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di Alessia Marani
«Ho fatto un salto nel vuoto, ma gli stessi medici quando ho dato alla luce mia figlia mi hanno detto che ho partorito come una ventenne. Una donna non deve sentirsi vecchia mai». Parola di Marina (è un nome di fantasia per tutelarne la privacy), mamma a sessantadue anni. Alle 12,14 di ieri ha messo al mondo una bella bambina di 3,2 kg. La sta allattando al seno, distesa in un letto di Ostetricia all'ospedale San Giovanni, lo stesso dove lei lavora come infermiera. Non ha un compagno, alla madre di 92 anni ha rivelato di aspettare la bambina solo pochi giorni fa, «a una delle mie sorelle lo devo ancora dire», racconta.

Mamma a 62 anni, Marina non ha osato troppo?
«Non esiste l'età giusta per diventare madre, la vita si è allungata, ci sono più opportunità. Il mondo del lavoro è sempre più difficile, prima si pensa a stabilizzarsi, ho sempre fatto tante notti e straordinari. Ho rimandato per la fatica e quasi mi sento più sicura ora che arriva la pensione».

Non ha paura del futuro?
«Lo so, ho fatto un salto nel vuoto. Ma a me basta che questa bimba arrivi con me ai 18 anni poi potrà camminare da sola. Perché i figli devono essere indipendenti, a volte quelle mamme che non si staccano mai sono dannose. Una volta alle gestanti sopra i trent'anni si faceva il cesareo, poi anche questo tabù è caduto. Bisognerebbe cambiare la legislazione, dare la giusta informazione».

Ha deciso da sola, la sua è una grande sfida con se stessa e la società...
«Confesso che aspettavo l'uomo giusto e che pensavo anche di averlo trovato. Ma anche lui ormai era un po' agée, mi diceva che avere un figlio dopo i 50 era un azzardo, che almeno uno dei due doveva essere più giovane. Siamo ancora in buoni rapporti, gliela farò vedere e gli dirò: tu non l'hai voluta e ora ti arrangi».

Che cosa le ha detto la sua mamma?
«È la più emancipata di tutti. Mi ha detto: bene, così quando non ci sarò più io, ti farà compagnia lei».

Perché ha tenuto nascosta la gravidanza?
«Temevo il giudizio delle persone, ero determinata, ma non volevo chiacchiere. Ho lavorato fino al settimo mese e avrei continuato fino all'ottavo, ma quando ho dovuto comunicare la gravidanza, sono stata costretta a fermarmi».

Però ha rischiato...
«Ai ragazzi di oggi andrebbe insegnato che nella vita bisogna sapere rischiare, lo insegnerò a mia figlia. Stavo bene fisicamente, ho seguito il mio istinto. Ho saltato persino alcune visite, non ho resistito e ho fatto anche la tinta ai capelli. Ero serena».

Quando ha pensato alla fecondazione assistita?
«Qualche tempo fa. Me ne aveva parlato una collega che aveva lavorato in un centro specializzato. Avevo già provato una volta ma non mi sono trovata bene con la ginecologa e avevo rinunciato. Poi è passato almeno un anno finché non mi sono fidata di un altro medico».

Ce la farà da sola?
«Non guadagno molto, ma farò a meno di alcune cose, starò più attenta. E ho già ricevuto la solidarietà delle colleghe e delle amiche: si stanno adoperando per portarmi la carrozzina e altro».

A vederla con sua figlia sembra un piccolo miracolo...
«È biondina, guardi quanti capelli ha. Sono stata fortunata perché desideravo una femminuccia. Le ho dato il nome di un pianeta perché amo la natura. Ho una casa in campagna lontano da Roma. Chissà che effetto mi farà tornare dalla mia famiglia con questa meraviglia».
 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 15 Novembre 2018, 12:02
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