Roma, il tampone rapido? Dal medico di famiglia. La risposta in 30 minuti

Roma, il tampone rapido? Dal medico di famiglia. La risposta in 30 minuti

di Lorena Loiacono

D'ora in poi i tamponi rapidi si potranno fare anche dal medico di base: sono partiti i primi test ieri e, in mezz'ora, c'è il risultato. Le Asl stanno distribuendo i primi 50 mila test dei 200 iniziali. E a breve arriveranno anche i tamponi differenziali per distinguere il Covid dall'influenza stagionale. L'accordo con i camici bianchi, firmato tra la Regione Lazio e la federazione dei medici Fimmg, ha visto ieri scendere in campo i primi tamponi tra i medici di Ostia, Ariccia, Civitavecchia, Anzio e Tor de Cenci.


Se lo studio medico non è adatto ad accogliere i casi sospetti, si può anche trovare spazi esterni. Come ad Ostia, ad esempio, dove i tamponi sono stati eseguiti nel centro anziani di via dell'Idroscalo dal dottor Fabio Valente: A breve saranno disponibili altri quattro centri anziani e questo permetterà di creare l'infrastruttura necessaria ad intercettare il virus prima che si diffonda. Basti pensare che su 50 prelievi sono stati individuati 4 positivi asintomatici ma con una carica virale molto marcata, che avrebbero contagiato altre persone. La prassi prevede che il cittadino possa prenotare presso il proprio medico un tampone rapido. Il medico comunica luogo e data della prestazione.


Se l'esito è positivo, il caso passa al Sisp per le procedure di sorveglianza.

Nei prossimi giorni è programmata l'attivazione di altre decine di studi a Roma e in provincia: sono circa 500 i medici che hanno aderito al bando regionale. Si corre quindi ai ripari per aumentare la capacità di tracciare il virus, accorciando le liste di attesa. Ieri la Asl Roma 3 ha avviato un team ad hoc per smaltire le richieste di tampone inevase.


SCONTRO CON I SINDACATI Ma ci sono anche i medici di base che si rifiutano di fare assistenza domiciliare ai malati di Covid: il Sindacato Medici Italiani ha presentato infatti ricorso al Tar del Lazio contro la possibilità di dover assistere casi positivi a domicilio e i giudici hanno parzialmente accolto il ricorso perché si tratterebbe di «un'assistenza del tutto impropria» che spetta alle unità speciali Usca. Ma la Regione Lazio tira dritto annunciando il ricorso urgente al Consiglio di Stato: «Rischiamo un danno irreparabile alla reste di assistenza contro a pandemia. Il nuovo Accordo collettivo nazionale prevede anche i tamponi rapidi a domicilio, dove necessario».
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Ultimo aggiornamento: Martedì 17 Novembre 2020, 09:13
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