Long Covid, a Roma il primo ospedale con maneggio per la cura dei pazienti: ecco come sconfiggerlo con i cavalli

Nel 2021 sono stati più di 800 gli interventi di Pet Therapy e il 92% dei pazienti trattati ha raggiunto gli obiettivi riabilitativi proposti

Long Covid, a Roma il primo ospedale con maneggio per la cura dei pazienti: ecco come sconfiggerlo con i cavalli

L'ospedale San Giovanni Battista di Roma è l'unico della Capitale in cui è presente un maneggio. Ed è anche il primo in Italia ad aver sfruttato l'effetto terapico della Pet therapy nella cura dei pazienti affetti da sintomi del long Covid.

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L'ospedale dell’ACISMOM, Associazione dei Cavalieri Italiani del Sovrano Militare Ordine di Malta, che quest’anno compie i 50 anni di attività, è una struttura specializzata nella riabilitazione di pazienti che hanno subito traumi neurologici e motori. Grazie a questa particolarità, i pazienti ricoverati nei vari reparti vengono accompagnati direttamente al maneggio dove li attendono cinque cavalli e un pony.

È scientificamente dimostrato che la presenza di un animale in famiglia migliora la qualità della vita e aiuta a implementare le relazioni con gli altri. La relazione con gli animali rappresenta già di per sé fonte di beneficio per la  adulti e bambini poiché gli animali possono svolgere un importante ruolo di mediatori nei processi terapeutico-riabilitativi ed educativi.

Con il riconoscimento della Pet therapy, oggi più tecnicamente TAA (terapia assistita con animali) viene sancito per la prima volta nella storia del nostro Paese il ruolo affettivo che un animale può avere nella vita di una persona, nonché la valenza terapeutica degli animali da compagnia. Il loro impiego, in ambito terapeutico, sta seguendo sempre più un approccio scientifico, grazie anche a studi sempre più approfonditi in ambito psico-neuro-endocrino.

Sia con l’anziano che con i bambini la relazione con l’animale costruisce una sintonia complessa e delicata che stimola l’innesco emozionale e favorisce l’apertura a nuove esperienze, nuovi modi di comunicare, nuovi interessi. L’animale non giudica, non rifiuta, si dona totalmente, stimola sorrisi, aiuta la socializzazione, aumenta l’autostima e non ha pregiudizi.

Lo sanno bene le persone che da anni hanno creduto in questa medicina speciale per i pazienti realizzando un vero e proprio maneggio in una struttura ospedaliera, l’unico presente a Roma. «Nel 2021 sono stati effettuati circa 815 interventi con finalità terapeutica, di cui 34 sono pazienti provenienti dal Day-Hospital e dai reparti dell’ospedale, il 92% dei pazienti trattati ha raggiunto gli obiettivi riabilitativi proposti - riferisce Pietro Scanzano, direttore scientifico dell'ospedale -. I risultati sono stato eccellenti, questo perché la terapia assistita viene fatta all'aria aperta, perché è in un ambiente demedicalizzato, perché il paziente si sente libero, prende coscienza di sé stesso, soprattutto può riscopre un ruolo: ovvero dopo tanto tempo che è stato accudito, il paziente deve prendersi cura del cavallo. E tutto questo ha un valore aggiunto nella riabilitazione».

Analizzando nel dettaglio la terapia assistita con il cavallo, ci si potrebbe chiedere il perché funzioni così bene.

Prima di tutto dal punto di vista motorio le varie andature del cavallo permettono movimenti complessi ma ritmici ai quali il paziente può adattarsi facilmente utilizzando gruppi muscolari spesso inutilizzati nella routine quotidiana.

Ma non solo. il cavallo è un animale estremamente sensibile al linguaggio del corpo, essendo un animale dalle spiccate attitudini sociali in grado di generare con paziente sensazioni ed emozioni positive e intense. Il cavallo è dotato di un'intelligenza che gli permette di interpretare nel modo corretto le minime gestualità del paziente preso in carico, incluse le sue difficoltà, favorendolo e incoraggiandolo.

Ma il dato estremamente interessante registrato dall’equipe dell’ospedale e che gli effetti della ippoterapia, o meglio TAA, sono più evidenti e significativi nei pazienti ricoverati nei reparti di degenza rispetto a quelli riguardanti Day-Hospital.

LONG COVID

L’ospedale San Giovanni Battista sin dall’inizio della pandemia ha intensificato la collaborazione con gli infettivologi dello Spallanzani, «le terapie esercitate dall’ospedale hanno registrato risultati eccellenti per la riabilitazione dei pazienti affetti da long Covid in particolare attraverso l'ippoterapia - spiega Anna Paola Santaroni, direttore generale dell’ospedale San Giovanni Battista -. L'ospedale è stato tra i primi ad affrontare il long Covid. Tutti i nostri operatori sono impegnati da tempo per curare questa malattia che si sviluppa su tre livelli: psicologico, cardiovascolare e a livello motorio. I pazienti che vengono da noi sono in aumento e gran parte di essi ci chiedono di essere seguiti anche con l'ippoterapia, questa terapia sta ottenendo degli ottimi risultati che grazie ai nostri sforzi possiamo esercitare direttamente nel maneggio nella parte e sterna dell'ospedale».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 20 Giugno 2022, 16:46
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