Jump, il bikesharing a Roma è un successo. Il dg Fabio Stefanini: «Una scommessa vinta? Vi spiego perché»

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di Michela Poi
Fabio Stefanini, general manager di Uber Jump non nasconde la sua soddisfazione dopo i primi dati ufficiali dell'esperienza delle "biciclette rosse" nella Capitale

Le biciclette di Jump sono sbarcate a Roma da solo un mese. Tracciamo un bilancio di questa primo test?
«Sono risultati che vanno oltre le nostre aspettative. I dati dimostrano che il servizio piace ai cittadini romani che lo vedono come mezzo complementare o alternativo ai mezzi di trasporto personali. Siamo orgogliosi del successo della collaborazione con Roma Capitale, e della scelta di questa città per il primo lancio italiano: Jump insieme ai cittadini  sta contribuendo a ridefinire il concetto di trasporto all’interno della Capitale».

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Gli esperimenti di bikesharing precedenti sono stati un fallimento: bici deturpate, abbandonate in strada, vandalizzate. Perché Jump dovrebbe essere diverso e quali sono i suoi vantaggi?
«Per tre motivi. Il primo riguarda il prodotto in sé, che è diverso da quelli messi in commercio fino ad ora. La bicicletta ha una serie di vantaggi e di comodità: è elettrica - e questo in un territorio collinare come quello romano aiuta -, ha i freni a disco - che aumentano la sicurezza - , un cestino e anche un porta cellulare. Il secondo riguarda la densità di biclette sparse sul territorio: ad oggi sono già 2500 e arriveranno a 2800 nel giro di qualche settimana. L'utente ha bisogno di aprire l'app e trovare a massimo 150 metri il mezzo da noleggiare. Terzo ma non ultimo motivo di successo è che Jump ha un'ampia squadra che agisce capillarmente sul territorio».

Cioè?
«Abbiamo 50 persone interne che si occupano della manutenzione e della sostituzione delle batterie. Questo significa avere cento occhi che garantiscano che le bici siano sempre cariche e in condizioni di manutenzione perfetta. Ed è anche un gran deterrente per il vandalismo. E poi abbiamo anche una squadra di recupero delle biciclette nel caso in cui ci si renda conto che sono parcheggiate in posizioni "sospette". Ma per adesso non ne abbiamo avuto bisogno».

A proposito di posizioni sospette... le biciclette possono essere parcheggiate ovunque? 
«No, anche se si tratta di un servizio "free floating" e questo è uno dei vantaggi di Jump (gli utenti prendono le bici, le usano e le lasciano dove vogliono in città n.d.r). Esistono delle "no parking zone", dove segnaliamo agli utenti che non possono parcheggiare. Abbiamo poi una piattaforma condivisa con Roma Capitale, Movement, che ci permette di monitorare la situazione in tempo reale e di intervenire in caso di parcheggi non corretti. Ovviamente Roma non è ancora una città ciclabile al 100%. Per questo abbiamo istituito un tavolo con la municipalità per capire quali siano le soluzioni migliori per renderla una città ciclabile per tutti».

A chi dice che il servizio è ancora limitato alle sole zone centrali della città cosa rispondete?
«L'allargamento alle zone più periferiche della città deve essere graduale e sta comunque già avvenendo: siamo partiti servenzo una zona di 57 km² e ora siamo già a 73 km². Appena messe in circolazione, le bici erano concentrate soprattutto nel centro storico. Poi sono stati gli stessi utenti a spostarle in quartieri più periferici. E proprio studiando il comportamento dei clienti stiamo capendo in quali zone vi sia più richiesta, così da estendere progressivamente il servizio».

E a chi dice che il servizio è troppo costoso?
«I risultati che abbiamo presentato ci dicono il contrario: gli utenti riconoscono il valore dei mezzi che hanno a disposizione e trovano il prezzo adeguato. In ogni caso stiamo lavorando per estendere a più persone possibili il servizio: verrà attivata una promozione invernale che sarà disponibile a breve e poi stiamo pensando di attivare degli abbonamenti, che permettano agli utenti di avere un prezzo più accessibile».


 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 29 Novembre 2019, 18:11
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