Josh Brolin e Ryan Reynolds, il buono e il cattivo dei Deadpool 2, tra i fan al Colosseo

Josh Brolin e Ryan Reynolds, il buono e il cattivo dei Deadpool 2, tra i fan al Colosseo

di Alessandra De Tommasi
Cattivo, anzi cattivissimo: Josh Brolin raddoppia il ruolo di villain nei cinecomics. Dopo aver interpretato Thanos in Avengers Infinity Wars, attualmente in sala, sta per sorprendere nel ruolo di Cable, nemesi del protagonista Ryan Reynolds in Deadpool 2, al cinema dal 15 maggio. 

Per festeggiare l’uscita del blockbuster irriverente si è concesso un weekend romano a dir poco singolare: sabato ha danzato durante la semifinale di Ballando con le stelle, mentre ieri ha fatto un selfie davanti al Colosseo con i cosplayer della saga in sella ad una Vespa. Subito dopo, con il collega, ha invitato a pranzo la stampa alla Taverna degli amici nel cuore della Capitale. Al gruppetto si è aggiunto anche Francesco Facchinetti, che ha intrattenuto il cast hollywoodiano con aneddoti di vita familiare, mentre davanti ad una combo amatriciana/cacio e pepe Brolin si è raccontato con autoironia.

Quanto si diverte a fare il bad guy?
«Stavolta ne ero intimidito perché ero circondato da colleghi con tempi comici pazzeschi, a partire da Ryan Reynolds che mi ha dato una mano enorme ad entrare nell’atmosfera irriverente di Deadpool».

Concorda con chi pensa che prestare il volto ad un malvagio è più divertente?
«Assolutamente no. Ammettiamolo: io sono nato con questa faccia e quindi mi scelgono spesso per ruoli da cattivo, ma oramai ci sono abituato. Cable mi ricorda più i toni di Men in black 3 di quelli di Jonah Hex, che a dirla tutto non ha poi funzionato tanto. Ma comunque in punto di morte vorrei guardare indietro alla mia carriera con la gioia di aver suonato tasti diversi dell’animo umano». 

I cinefumetti però stanno diventando la sua specialità.
«È un caso: scelgo i progetti solo se hanno una buona storia e non importa che siano indie o blockbuster. Mi permettono di sperimentare esperienze al limite, ma senza pagarne le conseguenze, come accade ad esempio con la droga».

Che ricordo ha del set Soldato diretto da Sollima?
«Un grandissimo divertimento: Benicio Del Toro si ammazzava dalle risate e mi prendeva in giro quando ero un po’ spiazzato dalle direttive di Sollima, che per inciso è un professionista incredibile a cui auguro una carriera splendida». 

A Roma sembra molto a suo agio. È vero?
«Conosco questa città da quando avevo 18 anni e sono arrivato per la prima volta in Italia da turista. Poi ci sono tornato moltissime volte con mia moglie perché siamo entrambi molto legati a questa terra favolosa e ai suoi sapori incredibili».

Da ragazzo avrebbe mai sperato di girare il mondo per lavoro?
«No, all’epoca mi perdevo nei racconti di fantascienza di Ray Bradbury. Che scoperta sconvolgente quando ho capito il vero potere della fantasia».

E pensare che in Avengers il suo Thanos sogna la distruzione del mondo!
«Per me lavorare tra i supereroi non ha a che fare con la spettacolarità degli effetti speciali, mi ci sono avvicinato come se fosse una produzione del Lower East Side degli Anni Settanta cercando di rappresentare questi personaggi a tutto tondo. E chi critica queste performance dicendo che non è vera recitazione non ha capito nulla del valore inestimabile di questi mondi, metafore potentissime della nostra umanità».

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Ultimo aggiornamento: Lunedì 7 Maggio 2018, 09:07
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