Calenda: «Vado al ballottaggio e vinco. E al Giubileo Roma sarà pronta»

Elezioni sindaco di Roma, Calenda: «Vado al ballottaggio e vinco. E al Giubileo Roma sarà pronta»

di Marco Esposito

Mancano 6 giorni all'apertura delle urne per la corsa a Sindaco di Roma. Tra i candidati per il Campidoglio ce ne è un o che è in corsa da oltre 400 giorni. Una sorta di maratoneta, oramai.

Carlo Calenda, ultima settimana di campagna elettorale. Lei è in corsa da un anno, alcuni suoi avversari da pochi mesi. Secondo lei uno svantaggio o vantaggio?

«È uno straordinario vantaggio. I romani mi hanno visto fare un lavoro molto duro e molto lungo. Roma per governarla è necessario conoscerla bene, e per questo non bastano un paio di mesi, serve un lavoro molto intenso come ho fatto io».

Cosa le rimane di questo viaggio?
«La varietà di Roma. E il modo insulso e poco rispettoso con cui i miei avversari parlano delle periferie come se fossero tutte uguali. Ognuna invece è diversa e vengono rappresentate in maniera semplicistica. San Basilio “la piazza di spaccio”; non è vero, San Basilio ha anche cose molto belle, costruite negli anni '50 e '60».

L’impressione è che la campagna elettorale però non abbia appassionato i romani. Perché?
«Ci sono almeno due motivi: il primo è la delusione dei romani. Prima hanno creduto in Marino e poi nel M5S. E alcuni cittadini sono oramai convinti che Roma non si possa governare. E poi c’è un altro fatto, in televisione si parla solo di covid vaccini e green pass. Il rischio è che ci sia una grossa astensione in particolare nelle periferie».


Ma Roma è ingovernabile veramente?
«Ma proprio no. Le faccio un esempio: la questione dei rifiuti. Non ci vuole uno scienziato: bisogna mettere un termo-valorizzatore, Ama dentro Acea e 5000 spazzini per strada».

Perché allora non si fa?
«Perché c’è una classe dirigente trasversale. C’è un sottobosco politico legato ai sindacati delle municipalizzate. Cosa fare è intuitivo. Qui non lo si vuole fare».

Intanto sono arrivati anche i Cinghiali. In alcuni quartieri è un problema serio
«Non è un problema da sottovalutare. C’è una cosa scandalosa: neanche davanti al disastro ripetuto tutti i giorni Regione e Comune riescono a sedersi ad un tavolo per risolvere la questione».

Come si risolve il problema
«Ci sono due cose da fare: le zone verdi vanno recintato con delle reti interrate. La seconda è togliere la monnezza dalla strada. La regione che ha la competenza sulla fauna selvatica non fa nulla, il comune che ha la responsabilità di togliere la monnezza neanche. Un classico esempio di irresponsabilità istituzionale».

la foto sul profilo di Carlo Calenda

Sul suo profilo Instagram c’è una foto del suo polso con il tatuaggio SPQR. È un fake?
«No, ma quale fake.

Vero il tatuaggio, vera la foto».


Perché lo ha fatto?
«Sono diventato un grande appassionato di Roma». 


Che hanno detto a casa?
«Lasciamo stare, mia moglie un altro po’ mi cacciava». 

Quindi anche i figli ora si possono tatuare?
«No, no. I figli non tornano con niente. Dopo i 18 anni, prima niente».

C’è una soglia di consenso oltre la quale si può considerare soddisfatto del risultato?
«Diventare sindaco, la soglia è quella. Io andrò al ballottaggio contro Gualtieri e a quel punto divento sindaco».


Quindi non si accontenterebbe di superare il 15%?
«Tutti i sondaggisti mi danno sopra al 20, tranne Pagnoncelli che è il sondaggista del Pd. Le ripeto: arriverò davanti al primo turno e vincerò il ballottaggio».


E Michetti? 
«Non ci arriva al ballottaggio. Gli elettori di destra non votano un improvvisato che dice fesserie dalla mattina alla sera».

In quanto tempo si rimette in piedi Roma?

«Per il giubileo. Si rimette in piedi perché abbiamo fatto un piano molto dettagliato. Il Giubieleo è il modo con cui – tramite un commissiario straordinario - ribaltare Roma su decoro e accoglienza. Roma in due anni e mezzo può tornare una città normale. E poi si può correre».

Chi farà parte della sua squadra?
«Non faccio nomi, li farò prima del ballottaggio. Saranno professionisti sia amministrativi che manager di esperienza. Non bisogna aspettarsi una squadra giovane».

Terrà qualche delega?

«No. Io avrò da fare il coordinamento. Sarà un lavoro intensissimmo».

Se vince, qual è la prima cosa che fa il giorno dopo?

«Un caffè e poi al lavoro».

E neanche una festa, un pranzo in famiglia?
«Nessun mega festa, stiamo tra noi con i ragazzi dello staff che ha fatto un grande lavoro, se la meritano una serata tutta per loro. E i pranzi in famiglia li faccio spesso, la mia famiglia è la mia àncora»


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 24 Novembre 2021, 17:50
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