Le mani della camorra su Roma: sequestrati 14 ristoranti. «Dai clan soldi al figlio di Gigi D'Alessio»

Le mani della camorra su Roma: sequestrati 14 ristoranti. «Dai clan soldi al figlio di Gigi D'Alessio»
Le mani della camorra sui ristoranti del centro di Roma. Un'indagine dei carabinieri tra le province di Roma e Napoli hanno portato stamattina ad un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 13 persone (di cui 8 in carcere e 5 ai domiciliari) indagate, a vario titolo, per estorsione, intestazione fittizia di beni, aggravati dal metodo mafioso, e esercizio abusivo del credito. Tra i destinatari dell'ordinanza anche Angelo e Luigi Moccia, ritenuti i capi dell'omonimo clan camorristico. Dall'indagine sarebbero emersi diversi interessi economici del clan nella capitale e in particolare proprio sui ristoranti del centro. 

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Le indagini sono partite nel 2017 subito dopo la scarcerazione di Angelo Moccia: gli accertamenti avrebbero consentito di accertare che i clan gestivano attraverso dei prestanome diverse attività commerciali a Roma, riciclando i capitali illeciti in investimenti immobiliari e in macchine di lusso - sempre intestate ad altri soggetti - e estorcendo denaro con metodi mafiosi a chi non rispettava le regole. L'ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal gip di Roma su richiesta della Dda. I carabinieri stanno anche eseguendo un sequestro di beni per 4 milioni.

SEQUESTRATI 14 RISTORANTI Sono quattordici i ristoranti sequestrati questa mattina dai carabinieri di Roma su disposizione della Dda di piazzale Clodio. Si tratta di esercizi commerciali nel cuore della Capitale la cui gestione è riconducibile al clan camorristico dei Moccia. I ristoranti si trovano nella zona di Pantheon , via Coronari, Trastevere, Fontana di Tevere, Castel San'Angelo, Quirinale e piazza Navona. I reati contestati vanno dall'estorsione, fittizia intestazione dei beni, aggravati dal metodo mafioso, nonché esercizio abusivo del credito.

Il provvedimento cautelare di oggi si basa sui risultati dell'indagine sviluppata tra il gennaio e l'ottobre del 2018 e ha permesso di accertare il reinvestimento di capitali illeciti nel campo della ristorazione romana da parte del clan camorristico attivo nella zona di Afragola. Dalle indagini è emerso, inoltre, una richiesta estorsiva e di riscossione di 300 mila euro posta in essere da affiliati al clan ai danni di imprenditori che avevano ottenuto dal Tribunale di Roma la gestione di quattro locali, oggetto di un precedente sequestro di prevenzione operato per evasione fiscale nei confronti di un noto manager romano riconducibile al capoclan Angelo Moccia. (

"DA CLAN DENARO IN PRESTITO AL FIGLIO DI GIGI D'ALESSIO" Il clan Moccia garantiva prestiti a Claudio D'Alessio, figlio del cantante Gigi, emerge dalle carte dell'inchiesta della Dda di Roma sullo storico clan camorristico. In questo episodio i pm contestano esercizio abusivo del credito. I Moccia trattavano con almeno 3 persone, fra cui D'Alessio jr, che «necessitavano dei prestiti, pretendendo interessi variabili senza autorizzazione».

Nell'ordinanza viene citata anche una intercettazione in cui Claudio D'Alessio parla con una altra persona a cui il clan aveva prestato denaro ed entrambi si lamentano delle pressioni dei Moccia. «Se tu non blocchi un attimo la situazione e dai il tempo di respirare e di organizzarsi, qui non si andrà mai da nessuna parte, e quindi dico... cioè, non è che uno va a rubare la mattina che all'improvviso io ti posso chiudere…» afferma D'Alessio. «Serve un attimo di respiro fammi lavorare, fammi fare e poi si stabilisce un piano di rientro».

"TUTTI I RISTORANTI SONO DI MOCCIA" «I ristoranti sono di Angelo Moccia, i ristoranti di Roma sono tutti loro! Vedi che c'hanno un 'organizzazione... ti dico...spaventosa! Spaventosa!». È quanto si afferma in una intercettazione citata dal gip nell'ordinanza uno degli indagati nell'indagine della Dda che ha portato all'emissione di 13 misure cautelari. In una altra comunicazione carpita, uno degli indagati afferma: «quelli c'hanno veramente un esercito..ti ammazzano». «Vedi che c 'hanno un 'organizzazione... che per spaventarmi io che l'ho conosciuto ultimamente... ti dico...spaventosa! Spaventosa! Non ti dico quanto! Capisci a me, nonostante li conosco da anni.... - proseguono - Sono un clan?...», «Spaventosa! Stanno nei Tribunali! Comunque....».

«Angelo c'ha un esercito a disposizione? Sì, Quelli c'hanno veramente un esercito eh!», si legge in un'altra intercettazione. «Questi, questi ammazzano, dicono "oh, ti dò comunque la possibilità di guadagnare cinque milioni di euro l'anno...". ...[omissis]...I quattro locali che adesso abbiamo preso fruttano cinque anni a cinque milioni di euro l'anno! Quest'ultimo anno quattro.
E poi, soprattutto, per alcune cose c'è dietro Angelo Moccia - proseguono - non so se tu hai mai visto chi è su internet...».


COLDIRETTI: LA MALAVITA CONTROLLA 5MILA LOCALI La malavita è arrivata a controllare cinquemila locali tra ristoranti, pizzerie e bar con l'agroalimentare che è divenuto una delle aree prioritarie di investimento della criminalità che ne comprende la strategicità in tempo di crisi perché consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la via quotidiana della persone. È quanto afferma la Coldiretti nel commentare l'operazione dei Carabinieri tra le province di Roma e Napoli sulle mani dei clan camorristici sui ristoranti della Capitale con persone indagate a vario titolo, per estorsione, intestazione fittizia di beni, aggravati dal metodo mafioso, e esercizio abusivo del credito.

Le infiltrazioni della camorra sono particolarmente preoccupanti in questo momento in cui - sottolinea la Coldiretti - la ristorazione per l'emergenza Coronavirus rischia un crack da 34 miliardi nel 2020 a causa della crisi economica, del crollo del turismo e del drastico ridimensionamento dei consumi fuori casa degli italiani. La criminalità organizzata - precisa la Coldiretti - approfittando delle difficoltà penetra in modo massiccio e capillare nell'economia legale ricattando con l'usura o acquisendo direttamente o indirettamente gli esercizi ristorativi in Italia e all'estero.

«Gli ottimi risultati dell'attività di contrasto confermano la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie ancora larghe della legislazione con la riforma dei reati in materia agroalimentare» afferma il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che «in questo contesto è importante che il bonus ai ristoranti che utilizzano prodotti 100% Made in Italy sia ben indirizzato per salvare dal rischio usura le strutture e sostenere l'intera filiera agroalimentare nazionale dal campi alla tavola». 
Ultimo aggiornamento: Martedì 29 Settembre 2020, 14:39
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