Roma, Gianluca e la lotta al diabete: «Con Barella vincerò»

Roma, Gianluca e la lotta al diabete: «Con Barella vincerò»

di Raffaele Nappi
Basta un gesto, a volte, per cambiare il mondo. Così come è bastato un saluto, una foto, una chiacchierata di poco più di mezz'ora col centrocampista della Nazionale Nicolò Barella a cambiare la vita del piccolo Gianluca. «Da quel giorno mio figlio è il bambino più felice della Terra», racconta la mamma.



Gianluca due anni fa dopo esser svenuto mentre era in classe viene portato in ospedale: la diagnosi parla chiaro, si tratta di Diabete 1, malattia autoimmune causata dalla distruzione delle cellule beta del pancreas. Tutto è cambiato in un istante. «Purtroppo la situazione di Gianluca è stata difficile da gestire racconta la mamma, Raffaella Lui non accettava la sua nuova vita, così da chiudersi completamente in se stesso; non voleva più vedere nessuno, l'unica cosa che lo facesse sentire bene è stato l'amore per il calcio e per la sua squadra del cuore, l'Inter». Nei giorni scorsi mamma Raffaella e suo figlio Gianluca (11 anni) sono a Roma per una visita specialistica.

Per puro caso scoprono che la Nazionale giocherà contro la Grecia proprio allo Stadio Olimpico la gara decisiva per la qualificazione ai prossimi Campionati Europei di calcio. «Così proviamo a chiedere un incontro», racconta Raffaella. Domenica pomeriggio, il giorno dopo la vittoria dell'Italia, alle 15 in punto (di ritorno dalla visita al Papa in Vaticano) Gianluca si incontra con il suo beniamino Nicolò Barella all'Hotel Parco dei Principi. Entra nella saletta e ci rimane per oltre mezz'ora. «Appena uscito mi ha detto mamma io sono felice e non sarà il diabete ad averla vinta' racconta, commossa, Raffaella a Leggo Gli occhi di mio figlio in quella foto mi hanno fatto tornare il sorriso, credimi». Gianluca oggi affronta le cure in modo diverso, crede molto nella ricerca e spera un giorno di battere la malattia grazie al lavoro dei medici. «Voglio che tutti sappiano quanto la passione per uno sport e l'ammirazione per una squadra possa essere di aiuto a bambini come mio figlio, che hanno dovuto troppo presto fare i conti con una patologia», conclude sua mamma. Basta un gesto, a volte, per cambiare il mondo.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 17 Ottobre 2019, 10:05
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