Roma, gemelline scomparse le ultime notizie: si perlustra la zona vicina alla foce del Tevere a Fiumicino
di Emilio Orlando
Gemelline scomparse: fagotto nel Tevere, scattano le ricerche ma è un falso allarme
Una ripresa ritraeva un fagotto bianco lungo una settantina di centimetri compatibile con l'altezza delle bambine. I subacquei e i battelli attrezzati per il recupero dei corpi hanno constatato che si trattava però di stracci e rifiuti ammucchiati dalla corrente del Tevere. I vigili del fuoco hanno scandagliato l'intero tratto con uno strumento che perlustra ed analizza - come farebbe un ecografo - tutto quello che si trova sott'acqua, fornendo immagini in tempo reale. Anche l' impiego di questa strumentazione molto soifisticata non ha prodotto i risultati sperati.
Le acque limacciose e scure del fiume non facilitano le ricerche, che anche durante il periodo natalizio non sono state mai intettotte. Al vaglio della procura capitolina un video di alcune telecamere di videosorveglianza del Campidiglio che immortalano Giuseppina durante i cinquecento metri del tragitto dall' abitazione di via Aldo Manuzio al Testaccio, fino all' omonimo ponte dove le avrebbe gettate nel fiume prima di scavalcare la balaustra e suicidarsi. Uno dei testimoni oculari che hanno assistito solo all' ultima parte della scena è pronto a giurare che quando Pina si è lasciata cadere nel Tevere aveva la braccia alzate ed era avvolta da un lenzolo, ma non aveva in braccio le bimbe.
Mamma Pina Orlando suicida, le due gemelline erano nate con gravi malformazioni: una era cieca
Queste ultime erano nate con gravi disabilità. Una aveva difficoltà motorie che l'avrebbero costretta per tutta la vita sulla sedia a rotelle, mentre l'altra era completamente cieca. Sarebbe stata proprio questa drammatica realtà a spingere la donna ad un gesto così estremo. La depressione post parto sarebbe stata acuita ed aggravata proprio da questa consapevolezza. Nessuna traccia dunque dei corpicini di Sara e Benedetta, anche dopo le ricerche estese il giorno stesso del suicidio della madre anche in tutti i cassonetti della spazzatura e intorno al mercato del Testaccio. Quando un altro fatto analogo sconvolse la Capitale nel febbraio 2012, quando il ventisettenne Patrizio Franceschelli gettò il figlio Claudio di soli sedici mesi nel Tevere, il corpicino venne recuperato alla foce del fiume due mesi dopo. Infatti secondo una teoria medico legale i corpi che rimangono a lungo in acqua e che vengono trasportati dalla corrente sul fondo riemergono solo quando la temperatura dei fiumi si rialza ed inizia a surriscaldarsi rispetto ai valori medi della stagione.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 28 Dicembre 2018, 20:09
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