Galioto, l'assassino delle sponde del Tevere: indagini sulla morte della prof Luciana Martinelli

Galioto, l'assassino delle sponde del Tevere: indagini sulla morte della prof Luciana Martinelli

di Emilio Orlando
L’assassino delle sponde del Tevere, Massimo Galioto, potrebbe aver avuto un ruolo anche nella morte di Luciana Martinelli, la maestra di 27 anni trovata cadavere nel Tevere, vicino Ponte Vittorio, lo scorso 19 aprile, dopo che era scomparsa la notte tra il 3 ed il 4 dello stesso mese. 
Un serialità lega almeno tre morti sospette avvenute sulle sponde del fiume. È la pista investigativa che gli inquirenti stanno battendo in queste ore. Anche se la ragazza, secondo l’autopsia, sarebbe morta a causa di una congestione e sul suo corpo non c’erano segni di violenza, ma non è stato chiarito ancora come possa essere caduta in acqua. Inoltre all’appello manca la borsa che non è stata mai ritrovata e questo elemento avvalorerebbe l’ipotesi che forse Luciana si era imbattuta con qualcuno. Potrebbe essere stata la sua passione per i cani, amore per il quale faceva la volontaria al canile della Muratella, a far incontrare i due. Infatti il punk bestia era solito girovagare sulle sponde e negli anfratti del Tevere in compagnia dei suoi inseparabili cani, tra cui il labrador che aveva con se quando ha aggredito a morte il romeno in bicicletta. 
Il temperamento violento e rissoso di Galioto potrebbe aver fatto scoppiare una lite tra i due finita male con una spinta in acqua della donna. Le acque del Tevere, hanno restituito il cadavere della ventisettenne a soli seicento metri di distanza da dove era solito bivaccare. Quest’ultimo è accusato di aver ucciso sotto Ponte Sisto a calci e pugni, l’homeless romeno Emanuel Petru Stoica ed imputato nel processo di Appello, dopo l’assoluzione in primo grado, per l’omicidio dello studente americano Salomon Beau avvenuto il 30 giugno del 2016.
 L’arresto di Galioto potrebbe riscrivere anche le indagini su un altro giallo, avvenuto sul greto del Tevere nel 2015. La Morte di Federico Carnicci, di 27 anni originario della Toscana. La famiglia di Carnicci, chiese già dopo l’omicidio dello studente americano di riaprire il caso. Ad un amico infatti, sentito a verbale dagli inquirenti, Massimo Galioto aveva confidato:«I toscani vanno affogati». Movente di quest’ultimo delitto, sarebbe secondo i familiari del giovane di Santa Croce, in provincia di Pisa, un debito che il figlio non aveva restituito a Galioto.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 18 Maggio 2020, 08:38
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