Gaia e Camilla, morte a Corso Francia. Il perito: «Non erano sulle strisce, è concorso di colpa»
di Enrico Chillè
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Nella perizia, depositata in Procura a Roma, è stata ricostruita la dinamica dell'incidente. «Le ragazze sono sbucate dal buio e hanno attraversato lontano dalle strisce. Era difficile vederle, soprattutto per un'auto che correva a quella velocità. L'incidente poteva essere evitato se l'auto fosse andata piano e se Genovese non si fosse ritrovato in uno stato d'alterazione», si legge nell'analisi del perito. Ora che è stato stabilito il concorso di colpa, restano ancora degli interrogativi: in percentuale, quanto l'incidente è da attribuire a Pietro Genovese e quanto alle due adolescenti?
Il ventenne, sin dal 26 dicembre, è ai domiciliari con l'accusa di duplice omicidio stradale ed ha sempre spiegato di non aver fatto in tempo a vedere le due ragazze, negando però di aver viaggiato a velocità sostenuta, essendo partito poco prima da un semaforo rosso. Nella perizia, tuttavia, è confermata la velocità elevata: per ricostruire la dinamica dell'incidente, l'11 febbraio era stata chiusa la strada, con i periti della Procura e delle parti che hanno utilizzato strumentazioni in 3D. Serviva fare chiarezza anche di fronte a testimonianze divergenti, raccolte dal II gruppo della Polizia di Roma Capitale.
A meno di due mesi di distanza, la perizia è giunta in Procura e a breve potrebbe arrivare la richiesta di giudizio immediato per Pietro Genovese: al giovane viene contestato lo stato di ebbrezza ma non l'assunzione di stupefacenti, dal momento che le analisi non permettono di accertarne il momento preciso.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 9 Aprile 2020, 08:47
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