Francesco Vitale, pr morto a Roma: «Sequestrato e torturato». Daniele Fabrizio resta in carcere, caccia ai complici

La morte dell'uomo sarebbe legata alla criminalità organizzata romana: il movente sarebbe un debito di mezzo milione di euro per una partita di droga

Francesco Vitale, pr morto a Roma: «Sequestrato e torturato». Daniele Fabrizio resta in carcere, caccia ai complici

di Emilio Orlando

Si è avvalso della facoltà di non rispondere Daniele Fabrizio detto Saccottino”, il trentaseienne accusato del sequestro di persona a scopo di estorsione di Francesco Vitale con l’aggravante del decesso della vittima. Questa mattina, nel carcere romano di Regina Coeli, davanti al giudice per le indagini preliminari, c'è stato l'interrogatorio di garanzia, dove è stata confermata la custodia cautelare in carcere.

Camilla Marianera chiede i domiciliari: «Segreti? No, spacciavo fake news»

Travolti e uccisi mentre attraversano la strada al Flaminio e alla Magliana: due le vittime

Francesco, pr morto a Roma

Il pr barese di 40 anni, trovato cadavere in via Pescaglia alla Magliana lo scorso 22 febbraio, dopo essere precipitato dal terrazzo condominiale, secondo quando ricostruito dai carabinieri del nucleo investigativo di via In Selci, avrebbe raggiunto la Capitale per incontrare i sui creditori a cui doveva pagare mezzo milione di euro per un carico di droga che aveva acquistato a credito.

Inizialmente, la morte di Vitale conosciuto nei locali pugliesi con il soprannome di “Ciccio Barbuto”, sembrava un suicidio, ma con il passare delle ore, le indagini, coordinate dalla direzione distrettuale antimafia, hanno portato ad un colpo di scena inaspettato. L'uomo, con precedenti penali importanti per traffico di stupefacenti, per sfuggire alla furia dei suoi “carcerieri”, che lo avevano anche torturato, ha provato a saltare dal terrazzo, ma è precipitato al suolo. Per Vitale la droga era stata da sempre il business di famiglia. ( Nella foto in basso, il cortile di via Pescaglia 6 alla Magliana).

Camera della tortura per chi non pagava i debiti.

Blitz a Roma, 14 arresti per estorsione e droga

Chi non pagava i debiti con il boss finiva nella stanza delle torture

Nel 2002, finì in carcere insieme a padre quando gli avevano trovato in casa 250 dosi di hashish e marijuana,  pasticche di droghe sintetiche e cocaina. Nel 2015, dopo un'altra indagine che lo vedeva coinvolto venne condannato in secondo grado a sei anni.  Il perno attorno al quale, secondo chi indaga, ruoterebbe l'intera vicenda, sarebbe quello di gruppo italo-albanese che gestisce il narcotraffico tra la Spagna e Roma, legato anche ai narcotrafficanti de La Rustica. “Ciccio Barbuto”, infatti, avrebbe fatto importanti affari di droga con Andrea Buonomo detto “Il profeta”, un grossista che trattava carichi di quintali di droga.

Il contesto, secondo la direzione distrettuale antimafia, sarebbe legato ad un'inchiesta del 2021 che portò ad un' indagine carabinieri con sequestri di cocaina, hascish e marijuana, dove emersero contatti fra le piazze di spaccio della Capitale e quelle della Puglia, dove finirono in manette,  Andrea Buonomo alias “il profeta”, Alessandro Corvesi, finito in carcere anche con l'accusa di essere un killer, Daniele Carlomosti, Simone Ciotoli, Riccardo Curti, Roberta Fittirillo e Massimiliano Rasori. Altri quattro vennero arrestati in regime di domiciliari: Emiliano Alesi, Roberto Giampà, Alessandro Morelli e Tomas Notari.


Ultimo aggiornamento: Domenica 19 Marzo 2023, 05:22
© RIPRODUZIONE RISERVATA