Francesco Valdiserri, il commento del direttore Davide Desario: il maledetto mistero della vita

La paura fottuta, come in Colibrì di Sandro Veronesi, di ricevere la telefonata che tutti i genitori temono come l’inferno

La morte di Francesco Valdiserri, il commento del direttore Davide Desario: il maledetto mistero della vita

di Davide Desario

È l’incubo di tutti i genitori: vedere il figlio uscire e avere il terrore che gli possa capitare qualcosa. Istintivamente ed egoisticamente lo si vorrebbe proteggere da tutto e da tutti. E all’inizio in molti fanno così: anni a fare i “tassisti” tra feste di compleanno e vacanze. Mattine con gli occhi gonfi dal sonno per accompagnarli sui campi di calcio o tennis di periferia, e notti con il pigiama sotto il cappotto per andarli a riprendere all’uscita da una discoteca pur di non lasciarli tornare in macchina chissà con chi. 

Poi, arriva un momento in cui si cede giustamente alla consapevolezza che bisogna lasciare i nostri ragazzi liberi di spiccare il volo verso il futuro, di fare le proprie esperienze, anche i propri errori, ma di andare là fuori a prendersi la vita. E giù a raccomandazioni su chi frequentare, cosa bere, come comportarsi, «Telefona quando arrivi», «Manda un messaggino». Più o meno le stesse raccomandazioni ricevute dai nonni vent’anni prima. 

 

Ma non servono a niente, si sa.

Si soffre, in silenzio. A casa, tra letto e divano, o fingendo serenità in un ristorante o sulle poltrone di un cinema. I più fortunati in due. Tanti da soli. Magari incollati a uno schermo del cellulare a colpi di gps e Google maps per seguirne i movimenti. Ma anche questo serve a poco. Anzi spesso serve solo ad accrescere l’ansia. La paura fottuta, come in Colibrì di Sandro Veronesi, di ricevere la telefonata che tutti i genitori temono come l’inferno.

E allora? E allora, al di là delle responsabilità penali di ogni caso, non c’è niente che si possa fare: si può morire anche solo passeggiando sul marciapiede. È il maledetto mistero della vita. Come ha scritto Giancarlo De Cataldo: «Vai a capire come e perché capita che, allo sparo dello starter, tutti si mettono a correre di gran lena, e poi solo pochi fortunati arrivano al traguardo». Non c’è niente che si possa fare e non c’è niente da capire. Lo sanno Paola e Luca, i genitori di Francesco. Lo sappiamo tutti noi. Ed è un incubo. 

(davide.desario@leggo.it)


Ultimo aggiornamento: Venerdì 28 Ottobre 2022, 23:22
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