Forza Nuova, Castellino: «Non volevo assaltare la Cgil ma assediarla. Sede non è stata devastata»

«Ho mandato una pec alla Questura per comunicare la mia partecipazione alla manifestazione»

Forza Nuova, la lettera dal carcere di Castellino: «Non volevo assaltare la Cgil ma assediarla. Sede non è stata devastata»

«Né io né i miei i coimputati, né nessuno degli organizzatori della manifestazione del 9 ottobre aveva intenzione di 'assaltare', uso il termine usato dei media, la Cgil». Inizia così, senza mezzi termini nè preamboli, la lettera che il leader di Forza Nuova Giuliano Castellino scrive all'Adnkronos dal carcere di Poggioreale, dove è detenuto insieme a Roberto Fiore e ad altri militanti di estrema destra dopo gli scontri a Roma. «Io non ho messo piede dentro la Cgil - scrive con una grafia tondeggiante e rassicurante - il nostro intento era assediare, cioè arrivare fin sotto il palazzo e là fuori, non dentro, chiamare Landini e con lui aprire un dialogo politico sul green pass. A Landini volevo chiedere di proclamare lo sciopero generale a difesa dei lavoratori. Questa posizione dimostra che non era nostra intenzione entrare dentro il palazzo. Noi volevamo solo entrare dentro al cortile: Io sono entrato solo nel cortile, arrivando fin sotto le scale, senza mai entrare dentro».

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La lettera esclusiva di AdnKronos

Quanto ai locali della sede del sindacato specifica ancora Castellino nella lettera: «Credo al massimo sia stata danneggiata parte dell'entrata della Cgil, non certo devastata. Ma questo sarà dimostrato nelle sedi opportune, i tribunali. Infine credo che, finito il tribunale mediatico, sarà più semplice ristabilire verità politiche, giudiziarie e responsabilità penali che sono sempre personali». Castellino parla di un «attacco mediatico senza precedenti e gonfio di menzogne».

Il leader Romano di Forza Nuova, difeso dall'avvocato Carlo Taormina, si riferisce all'ipotesi di scioglimento, alla rinvigorita polemica tra fascismo e antifascismo. «Sono 12 giorni che media e televisioni ci stanno tritando - dice - Una cattiveria ingiustificata, immotivata e a dir poco faziosa».

Che avrebbe partecipato alla manifestazione contro il greenpass a Roma, il 9 ottobre scorso, Giuliano Castellino lo fece sapere «con una pec» alla Questura. È una delle «ovvie verità» che, nell'affare Forza Nuova e scontri di piazza non sarebbero state considerate e che il leader romano del movimento di estrema destra scrive nella lettera all'Adnkronos. «Non avevo nessun braccialetto, né daspo per le piazze, né divieti specifici. La mia sorveglianza speciale, sempre figlia di attivismo e militanza, mi imponeva di comunicare alla questura la mia partecipazione a manifestazioni autorizzate.

Cosa che ho sempre fatto tramite pec, anche sabato 9 ottobre». Difeso dall'avvocato Carlo Taormina, Castellino dice: «Mi hanno ripreso e fotografato con la lente d'ingrandimento, in ogni occasione e profilo, non sono mai col volto coperto, con oggetti in mano a fare violenza».

«Le immagini fuori alla Cgil, viste e riviste 1000 volte, mi vedono o travolto dalle persone, o prendere oggetti addosso, o col megafono sempre fuori la Cgil, sempre senza attuare violenza» precisa Castellino. «I miei processi, tutti aperti e in corso, sono tutti i politici e privi di violenza - continua - Anche le due condanne che ho in primo grado sono ridicole e spero arrivino assoluzioni nei prossimi gradi di giudizio. Così come mi sembra assurdo, pregiudizievole, e infamante parlare delle assoluzioni. Perché i giudici sono bravi quando mi condannano, ma non lo sono invece quando mi assolvono? È tutto mirato a costruire un personaggio 'brutto sporco e cattivo' solo perché ho osato sfidare alcuni dogmi della sinistra: la presenza e il radicamento nelle periferie, il coniugamento di identità e giustizia sociale, la lotta per i diritti sociali e per il lavoro. Tutto questo per il mainstream è intollerabile. Noi non dobbiamo avere consenso popolare».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 25 Ottobre 2021, 20:05
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