Filippo Dini: «Per la mia Misery ho "combattuto" con Bruce Willis»
di Valentina Venturi
Ci sono similitudini con il film di Rob Reiner?
«Al cinema si è puntato sul thriller, ma io credo che King dia qualcosa in più. Misery è anche una storia di dipendenza, un discorso sull’arte e sui nostri desideri. Bisogna fare attenzione a cosa desideriamo, perché potremmo diventarne schiavi».
Cosa vuol dire?
«Quando esprimiamo un talento, nasce il desiderio di ripeterlo. E arriva Annie, il lato oscuro, sintomo di un sentimento che se portato all’esasperazione, ci costringe alla schiavitù dell’atto creativo, fino alla morte».
A cosa ha dato risalto?
«Avendo riletto il romanzo mi è venuta voglia, essendo il testo teatrale in alcuni punti scarno, di riportarlo verso il romanzo, per dare ricchezza ai dialoghi».
Che indicazioni ha dato a Scommegna?
«Di sentisti libera di interpretare un ruolo che ha mille facce. Non c’è mai una scena uguale all’altra o che si ripeta. Il personaggio di Annie è mutevole, cambia anche all’interno della stessa scena: Arianna nel suo bagaglio può accedere a toni infantili o innocenti, per poi mostrare una potente furia».
Per metà spettacolo lei recita sul letto e l’altra su una sedia a rotelle. Difficile?
«Un attimo prima nella costrizione - e non vestizione - la sarta mi dice: “Te la sei voluta tu!”. Ha ragione: ho una fascia stretta a un braccio, la flebo all’altro e le gambe steccate. Eppure così rappresento il punto di vista del pubblico, sono in tensione fino alla fine, nell’incertezza se fidarmi o meno di questa donna».
Misery di e con Filippo Dini, DAL 19/11 all’1/12, bigl. da 17 a 30 euro teatro Sala Umberto, via della Mercede 50, ROMA salaumberto.com
Ultimo aggiornamento: Martedì 19 Novembre 2019, 08:00
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