Emis Killa, un dj set per far scatenare i fan al The Village di Roma

Emis Killa, un dj set per far scatenare i fan al The Village di Roma

di Paolo Travisi
ll successo non è solo questione di numeri, ma bisogna farci i conti. Emis Killa, con 25 certificazioni tra dischi d’oro e platino, oltre 3 milioni di fan sui social e 2 su Spotify, il successo l’ha costruito a suon di freestyle, hit e rime rap. E se lo gode tutto nei live. La rabbia, di chi ha scalato i muri della periferia per costruire il sogno, forse oggi è meno forte, sarà l’effetto paternità. Ma se qualcosa non gli piace, Emis Killa, non ci gira intorno.

Domani sarà a The Village, che tipo di show sarà?
«Un dj set in cui metterò i pezzi con voce e base e canterò dal vivo sopra ai pezzi. La differenza rispetto ad un live è la durata, una scaletta di 40 minuti, che consentirà di concentrarsi sulle hit più forti. Il tour l’ho fatto d’inverno dopo l’album Supereroe, mentre l’estate la gente è in vacanza, ha voglia di stare in pista per divertirsi». 

Vende molti dischi e milioni di followers. È pericoloso abituarsi al successo?
«Sì perché se arriva l’insuccesso vai in ansia. Poi ci sono quelli che pensano di essere sempre i numero uno e sono i primi a finire male. Bisogna essere freddi e capire quando ridimensionare qualcosa del tuo lavoro, un po’ quello che abbiamo fatto con l’ultimo disco, rispetto al precedente, che non era andato male, ma c’era molta concorrenza. Magari fai un disco meno furbo e la gente ti ascolta meno, ma sto costruendo molto nella vita privata e se la musica non dovesse andare più bene, avrei famiglia, amici, hobby».

Chi fa rap domina le classifiche spotify e digital. Ed in radio come va?
«Fanno ancora quello che vogliono. In radio senti molte canzoni che non sono hit, però sono fatte da artisti che godono dei successi precedenti. Alcuni di noi rapper con pezzi belli comunque non passano, invece roba brutta, che non vende dischi, passa lo stesso. Il pezzo di Fred De Palma è tra i primi su Spotify e in radio non si sente, perché non è paraculo o non ha fatto i talent, e non lo passano, ma la m**** si».

Ha definito maleducato chi le chiede una foto in situazioni personali. Cosa le dà fastidio?
«È la maleducazione della gente alimentata dai social. Con i cellulari si sentono tutti autorizzati a fare foto anche quando faccio la pipì alla toilette del bar. Le persone devono smetterla di dire che fa parte del gioco, non è il mio lavoro fare le foto, se le faccio è perché voglio farlo, è la mia cordialità. Se sei un maleducato puoi anche non venire ai miei live».

La rabbia che cantava si è mitigata ora che è padre?
«Da genitore temevo che il mio stile di vita potesse cambiare radicalmente, invece sono rimasto me stesso, con le mie abitudini. Mia figlia mi dà una gioia immensa, ma non ha modificato la mia essenza».
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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 17 Luglio 2019, 07:15
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