Emanuela Orlandi, sul giallo della scomparsa anche l'ombra della banda della Magliana
I genetisti forensi ed i tecnici di laboratorio, incaricati per la perizia dal procuratore capo Giuseppe Pignatone che con l' aggiunto Francesco Caporale ed il sostituto Francesco Dall' Olio stanno coordinando le indagini sul macabro ritrovamento, procederanno ad un primo esame esterno e morfologico dei resti umani che fornirà immediatamente il sesso delle persone a cui appartenevano. Successivamente, una volta estratto il profilo genetico si procederà alla comparazione con il Dna dei familiari di Mirella ed Emanuela. Questo raffronto confermerà o smentirà definitivamente l' ipotesi iniziale, che seppur azzardata non sarebbe priva di fondamento per alcuni elementi che la rafforzerebbero. Il primo indizio troverebbe riscontro proprio negli atti d' indagine che nel 1983 vennero svolte per la scomparsa di Mirella Gregori. La 15 enne abitava con i genitori su via Nomentana all' altezza di Porta Pia. La famiglia gestiva un bar in via Volturno a due passi dalla stazione Termini. Il pomeriggio del 7 maggio, data in cui la ragazza scomparve nel nulla, venne chiamata al citofono della casa paterna da un certo Alessandro che le chiese di scendere. In un primo momento Mirella non riconobbe il suo interlocutore ma dopo un pò si incontrò con questo fantomatico amico al monumento di Porta Pia, dicendo alla madre che aveva un appuntamento con un ex compagno di classe. Circostanza questa poi smentita da quest' ultimo. Da qui in poi della ragazzina non si seppe più nulla.
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Da un' indagine svolta dalla squadra mobile capitolina e coordinata dall' allora procuratore Giancarlo Capaldo, dove venne indagato Marco Accetti per il sequestro di Emanuela e Mirella, vennee fuori che il giorno in cui la Gregori scomparve, venne ospitata in un appartamento all' ultimo piano di via di Santa Teresa 23 a pochi metri alle spalle del plesso dove sono state ritrovate le ossa. Durante una perquisizione in casa del fotografo Marco Accetti, gli investigatori sequestrarono un bigliettino con su scritto Rosy Costa, una donna che abitava in quell' attico.
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Lunedì i primi risultati del Dna
Se i test del Dna dovessero confermare che i frammenti di scheletro appartengono a Mirella Gregori, le vicende di entrambe le sparizioni potrebbero essere riscritte proprio alla luce di quegli elementi che nel 2015 non vennero ritenuti attendibili. «Non voglio illudermi - ha dichiarato Maria Antonietta Gregori - voglio restare con i piedi per terra ma in cuor mio spero che quelle ossa siano di Mirella così si potrebbe mettere una parola fine a questa vicenda e io avrei un luogo dove andare a piangere e portare un fiore a mia sorella. Gli inquirenti hanno già il nostro Dna - aggiunge -lo hanno prelevato quando furono fatte verifiche su alcune ossa rinvenute nella basilica di Sant'Apollinare. Infine -conclude - spero che questa vicenda si faccia luce: voglio capire perché si è pensato subito a mia sorella ed Emanuela Orlandi nelle ore successive al ritrovamento».
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Nei giorni scorsi gli agenti della squadra mobile della questura di Roma hanno acquisito tutti i documenti relativi agli interventi di ristrutturazione effettuati all’interno di Villa Giorgina negli ultimi anni. Il pavimento da cui sono affiorate le ossa risalirebbe proprio agli anni '80. La perizia e gli esami disposti dalla procura cercheranno anche di far luce sulle cause della morte delle persone a cui apparterrebbero i due scheletri. Secondo l' ipotesi formulata dai magistrati si tratterebbe di un duplice occultamento di cadavere di due corpi che si voleva far sparire definitivamente.
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Ultimo aggiornamento: Lunedì 5 Novembre 2018, 11:05
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