Caso Cucchi, le parole choc del Pm: «Un pestaggio degno dei teppisti di stadio»

Caso Cucchi, le parole choc del Pm: «Un pestaggio degno dei teppisti di stadio»
Parole dure. Che rimarranno scolpite nella storia. Sono quelle usate dal Pm Giovanni Musarò per descrivere il pestaggio subito da Stefano Cucchi: «Non fu uno schiaffo, ma un pestaggio degno di teppisti da stadio contro una persona fragile e sottopeso. Di questo stiamo parlando, non di altro».

È infatti cominciata nell’aula bunker di Rebibbia la requisitoria del pm Giovanni Musarò al processo sulla morte di Stefano Cucchi, che vede imputati tre carabinieri per omicidio preterintenzionale. In aula anche il procuratore di Roma facente funzioni, Michele Prestipino. 

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«Si sono divertiti a picchiarlo». Sono le parole del detenuto Luigi Lainà ricordate dal pm Giovanni Musarò nella sua requisitoria al processo per la morte di Stefano Cucchi, che vede imputati tre carabinieri per omicidio preterintenzionale. Luigi Lainà la notte tra il 16 e il 17 ottobre del 2009 incontrò Cucchi nel centro clinico di Regina Coeli. Nel corso del processo riferì che Cucchi gli aveva detto di «essere stato picchiato da due carabinieri» ma aggiunse che disse di riferire che le ferite erano «causa di una caduta».


«Questo sulla morte di Stefano Cucchi è stato un processo kafkiano. Perché c’è stato un depistaggio, in cui si è giocata tutta un’altra partita», ha detto Musarò nell’aula bunker. Cucchi, fu arrestato il 15 ottobre del 2009 per droga e deceduto una settimana dopo all’ospedale Sandro Pertini. Sul banco degli imputati ci sono 5 carabinieri: Francesco Tedesco, il supertestimone che, a nove anni di distanza, ha rivelato  che il geometra 31enne venne pestato da due suoi colleghi, Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, accusati come lui di omicidio preterintenzionale.
Tedesco è accusato anche di falso e calunnia insieme con il maresciallo Roberto Mandolini, mentre della sola calunnia (nei confronti di agenti della polizia penitenziaria) risponde il militare Vincenzo Nicolardi.


«Nel verbale di arresto, Mandolini inserì per Cucchi la dicitura 'senza fissa dimorà. Ma questo lo dice Mandolini. Per questo il giudice applica la misura in carcere. E se a Cucchi fossero stati dati i domiciliari, questo processo non lo avremmo mai fatto. Questo giochetto del 'senza fissa dimorà è costato la vita a Cucchi». Ha agiunto  nella sua requisitoria il pm Giovanni Musarò. Musarò ha anche ricordato che «invece sono state fatte perquisizioni domiciliari per Cucchi, si è parlato di ricerca della droga nella sua dimora. E si è detto che Cucchi conviveva con la madre». Durante la requisitoria, Musarò ha in precedenza anche definito il verbale di arresto di Stefano come «il primo atto scientifico di depistaggio». Il pm ha anche ricostruito le varie fasi dell'arresto e del fotosegnalamento, spiegando anche che nei giorni seguenti «era evidente che Cucchi fosse stato picchiato»

Stefano Cucchi non è caduto accidentalmente, è stato pestato», ha detto il pm. «Non è semplice sintetizzare due anni di un processo così complicato, dopo la morte di Stefano Cucchi è iniziata una seconda storia, nel frattempo ci sono stati altri processi con imputati diversi, per il pestaggio furono accusati prima tre agenti della penitenziaria e poi i medici dell'ospedale Pertini» ha aggiunto Musarò.

E, durante la requisitoria, Ilaria Cucchi ha scritto un post su Facebook: «Oggi comunque vada, mentre sto ascoltando il pm Musarò sto facendo pace con quest'aula. Sono commossa. E' presente anche il Procuratore facente funzioni, Prestipino. Il mio pensiero va al Procuratore Pignatone. Lo Stato è con no
Ultimo aggiornamento: Venerdì 20 Settembre 2019, 17:18
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