Casa Papanice «ancora abbandonata», due mesi dopo l'appello alla Regina. L'interrogazione in Senato

Casa Papanice «ancora abbandonata», due mesi dopo l'appello alla Regina. L'interrogazione in Senato

Ancora tutto fermo per Casa Papanice, il villino a Roma opera dell'archistar Paolo Portoghesi, e che si trova in condizioni di degrado nonostante sia da tempo sede dell'ambasciata della Giordania. Qualche mese fa era stato lanciato un appello da parte del nipote del costruttore, Edmondo Papanice, con tanto di lettera alla regina Rania di Giordania, appello che finì però nel vuoto. Nell'aula del Senato è stata depositata un'interrogazione parlamentare per Casa Papanice, realizzata tra il 1966 e 1969 ed emblema dell'architettura postmoderna e 7/a casa più studiata e fotografata al mondo: la villa versa oggi «in uno stato di incuria e abbandono», ha denunciato Gianluigi Paragone (M5s) nell'interrogazione presentata ieri.

Celebre anche per i set che ospitò, come il Dramma della gelosia di Scola, il villino era unico per elementi come la facciata di canne e maioliche che riproducevano la Primavera di Vivaldi. Venduto nel '72 alla casa editrice Giunti, è poi passato all'ambasciata del Regno hascemita di Giordania. Come già denunciato dal nipote del costruttore, Edmondo Papanice, oggi ha perso la scala esterna, la cancellata, le canne dell'organo sul tetto e, si legge, «non è chiaro se anche l'interno abbia subito interventi». Nonostante Portoghesi stesso si sia offerto per il restauro, nessuna risposta è arrivata dall'attuale proprietà.

 

«Considerato - si legge - che non è noto secondo quali autorizzazioni» siano state apportate «modifiche di tale rilievo»; che il Mibact «aveva chiesto di verificare lo stato di conservazione degli interni, ma il Regno hascemita aveva negato l'ingresso alla Soprintendenza»; e che il Comune di Roma «ha segnalato la Casa nella carta della qualità del piano regolatore» come «opera di rilevante interesse architettonico», ora si chiede «se e quali azioni» siano state intraprese dal ministro dei beni culturali «per il riconoscimento di Casa Papanice quale bene culturale» per «la tutela dell'intera opera e l'assoggettabilità al vincolo architettonico, affinché la proprietà sia costretta al ripristino degli elementi caratterizzanti oltre che a un'accurata manutenzione».

Inoltre, se il ministro degli affari esteri intenda avviare un'interlocuzione con la proprietà per sostenere l'iter. 


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 28 Ottobre 2020, 18:16
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