Roma, bimba africana morosa in mensa: il nome finisce sul sito del Comune

Bimba africana morosa in mensa, il nome finisce sul sito del Comune

di Lorenzo De Cicco
La mamma, di origine africana, non ha pagato le rette della mensa e sul sito del Campidoglio finisce pure la figlia, una bimba di 9 anni, con tanto di nome e cognome evidenziato in grassetto. A differenza di Lodi, stavolta non c'è di mezzo una sindaca leghista. L'amministrazione comunale è quella di Virginia Raggi, di segno grillino dunque, mentre quella del Municipio che ha chiesto la pubblicazione dell'atto sul web oggi è guidata da un mini-sindaco di sinistra, Amedeo Ciaccheri.




Del resto stiamo parlando del distretto della Garbatella, roccaforte rossa per eccellenza che i pentastellati avevano espugnato nel 2016, sull'onda elettorale che ha portato Raggi a Palazzo Senatorio. Ma è durato pochissimo, perché la giunta locale è implosa per le liti interne. E a giugno si è rivista la sinistra, che alle primarie aveva battuto il Pd.

Di chi sia la responsabilità del pasticcio non è chiaro. Certo è che dal 10 ottobre, sull'albo pretorio del Campidoglio (raggiungibile all'indirizzo www.comune.roma.it), compare il nome e il cognome della bambina di 9 anni, accanto a quello della madre, a cui l'Ufficio Recupero Crediti contesta 730 euro di bollettini della mensa scolastica non saldati. Tutto è in bella mostra in una delle pagine più consultate del portale web del Comune, perché contiene centinaia di atti, delibere e notifiche, dalla viabilità agli appalti. E nel mucchio è finita anche la piccola alunna della scuola Raimondi, all'Ardeatino, periferia Sud della città.

Sul sito internet di Roma Capitale è allegato anche l'«invito al pagamento» con cui l'Ufficio Recupero Crediti del Municipio VIII, a febbraio del 2018 - prima delle elezioni di giugno quindi - ha aperto un procedimento perché «a tutt'oggi non risultano ancora versate le quote dovute per il servizio di refezione scolastica dell'anno scolastico 2015/2016». Nove bollettini da 80 euro ciascuno, più gli interessi, da settembre a maggio. Anche in questo documento c'è il nome della minore, tutto in maiuscolo e in grassetto. Se la madre della bambina non pagherà entro 60 giorni, si legge nell'atto, «si procederà alla riscossione coattiva».
Il documento probabilmente è finito sull'albo online del Comune perché la mamma a oggi è irreperibile. La residenza annotata all'anagrafe difatti è un indirizzo fittizio, via Modesta Valenti, 81A. Per la madre quindi la procedura è corretta, ma sia sul sito del Comune che nella lettera allegata sul web compare anche nome e cognome della bambina, nata nell'aprile del 2009, che della morosità contestata alla mamma sicuramente non ha colpe.

L'AUTORITÀ
Come spiega il Garante dell'infanzia e dell'adolescenza della Regione Lazio, Jacopo Marzetti, «a livello generale le norme parlano chiaro: la riservatezza dei dati e dell'immagine di bambini e ragazzi va tutelata. Lo dice anche la Convenzione Onu sui Diritti dell'infanzia». Per il Garante, gli unici casi in cui è ammessa la pubblicazione dei dati sensibili di un bambino è quando la decisione «è supportata dalla volontà del genitore o di chi è stato indicato come tutore, per integrare la capacità giuridica del minore».
 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 17 Ottobre 2018, 15:21
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