«Un attacco criminale e terrorista senza precedenti, potente e invasivo»: così il governatore del Lazio Nicola Zingaretti ha definito ieri il clamoroso cyber attack inflitto dagli hacker alla rete informatica regionale, in attesa che gli inquirenti ne chiariscano la matrice. Tradotto, vale a dire una autentica bordata contro il sistema delle vaccinazioni nella regione che meglio stava facendo a livello nazionale e che ieri ha continuato a somministrare altre cinquantamila tra prime e seconde dosi, nonostante lo stop obbligato alle nuove prenotazioni.
Fino al 13 agosto ne sono state prenotate altre 500mila (tutte valide), un plafond tale da arrivare a coprire l’80 per cento della popolazione over 12 vaccinabile. Ma il dopo, per il momento, è avvolto nell’incertezza. Sempre Zingaretti ha rassicurato che la campagna vaccinale nel Lazio non si è mai interrotta e che «sta andando avanti», appoggiandosi per la registrazione dei green pass alla struttura commissariale del generale Figliuolo.
Attacco hacker Regione Lazio, il contraccolpo
Ma di fatto il contraccolpo si fa sentire, con ritardi nel rilascio delle certificazioni e del referto dei tamponi proprio alla vigilia del 6 agosto e in concomitanza con la partenza per le vacanze, con la confusione generata in chi era in procinto di vaccinarsi e le ombre che ora offuscano la programmazione delle ulteriori fasi della campagna di somministrazioni, specie in vista della riapertura delle scuole a settembre. Alla lunga, il mancato aggiornamento dei dati sui tamponi potrebbe arrivare a inficiare anche il calcolo dell’indice Rt dei contagi. Una strada è quella di puntare molto su eventi prenotazione-free programmabili dalle singole Asl per richiamare chi ancora non si era vaccinato e, a questo punto, non può farne richiesta.
Gli strascichi dell’attacco hacker, inoltre, investono l’intera rete regionale anche in ambiti extra sanitari, dal momento che i pirati informatici hanno provocato il blocco di tutti i file collegati al Ced. Sono ferme pure le prenotazioni delle visite specialistiche e strumentali tramite Cup e Recup (chiamando il Cup allo 069939, gli addetti segnano il nominativo con la richiesta e con l’intenzione di ricontattarlo appena sarà possibile) con il conseguente sconforto di migliaia di malati già sottoposti in pandemia a disagi e a un pesante stress psicologico per la paura del Covid. Se ieri l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato che ha partecipato alla conferenza stampa voluta da Zingaretti per fare il punto sulla situazione, ha detto che su questo fronte si conta di garantire il ripristino della funzionalità dei sistemi in una decina di giorni, «entro la metà agosto», i vertici di Laziocrea, la società in house che per conto della Regione gestisce la rete informatica, reputano che per tornare a una piena funzionalità dell’intero apparato informatico regionale ci vorrà non meno di un mese.
Come ha spiegato sempre Zingaretti, la corsa contro il tempo è per migrare «su cloud esterni i servizi essenziali e renderli operativi il prima possibile, informando dei continui sviluppi i cittadini», sottolineando che «nessun dato sanitario è andato rubato e che i dati finanziari e del bilancio non sono stati toccati». Rispetto al paventato riscatto è chiaro: «Nessuna richiesta ufficiale e comunque noi non trattiamo con nessuno».
Il sistema informatico regionale è stato, di fatto, spento - nemmeno il sito web è consultabile - proprio per impedire il propagarsi di altri danni, il timore è che il ransomware, il virus iniettato dagli hacker, possa annidarsi anche nel back-up e tornare a “riprodursi”.
Ultimo aggiornamento: Martedì 3 Agosto 2021, 12:08
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