Antonio Monda, il direttore della Festa del Cinema di Roma racconta la sua New York

Monda In The City, il direttore della Festa del Cinema di Roma: «Vi racconto la mia New York, in parole e film»

di Stefania Cigarini
Viaggio a New York, serata di cinema, libri e storie, Antonio Monda racconta la sua città. L’appuntamento alla Casa del Cinema con il direttore della Festa del Cinema di Roma si svolgerà lunedì 20 gennaio, alle 19,30, ingresso libero.

Monda, la domanda nasce spontanea: la “sua” città non dovrebbe essere Roma? 
«Roma è di gran lunga la città più bella del mondo, non c’è dubbio. Ci ho vissuto dai due anni e mezzo ai trenta (Monda è originario di Velletri, ndr), l’adolescenza, l’università, i primi amori. Sarà sempre la mia città del cuore, ma mi sono trasferito a New York nel 1994, mi sento newyorkese a tutti gli effetti»

Cosa l’ha fatta innamorare di questa città?
«La potenza, l’energia. Prendo a prestito un detto texano, sky’s the limit, qui solo il cielo rappresenta il limite»

E dopo venticinque anni cosa apprezza?
«Non mi sono mai annoiato. Ho provato tutte le gradazioni di sentimento, dall’entusiasmo al dolore, ma noia mai. Never a dull moment, mai un momento di noia»

La Città in tre parole?
«La grandezza, fisica che fa impressione, per i grattacieli, perché la città è relativamente piccola. Poi l’unicità, per il melting pot che la compone e per la Statua della Libertà, perché la libertà è nel codice genetico di questa Città. E le sue contraddizioni, la più alta concentrazione di ricchi e l’estrema povertà di molti, la solitudine nell’estrema popolosità, il lusso e la sporcizia»

Attori che ne rappresentano l’anima 
«Robert De Niro che è di Manhattan e Al Pacino, del Bronx. E Audrey Hepburn, britannica, che però eleggo icona di New York per il film Colazione da Tiffany»

La serata del 20 gennaio alla Casa del Cinema?
«Nasce dal fatto che sto terminando il mio ottavo libro su New York, parte del progetto che ne comprende dieci a tratteggiare la Città per decadi del Ventesimo secolo. Il libro è quasi pronto, ma avevo voglia, nel frattempo, di ripercorre la mia New York partendo dalle suggestioni dei miei romanzi, per arrivare ai registi che l’hanno raccontata, spesso meglio di me ... »

Quali film?
«Ne dico uno solo per non spoilerare, Harry ti presento Sally»

L’ottavo romanzo?
«Si intitolerà Il principe del mondo, così come Cristo definisce il Diavolo nella Bibbia ed è ambientato tra il 1927 e il 1929, inizia con The Jazz Singer, il primo film sonoro e si conclude con la costruzione dell’Empire State Building».

Un commento alle nomination agli Oscar
«È battaglia tra studios e Netflix, che è stata umiliata ai Golden Globe e ora incassa diciotto nomination. Scorsese è stato il più penalizzato, se il suo The Irishman fosse stato prodotto da Paramount o da un’altra major, avrebbe vinto più di un Globe»

Due film che fanno discutere in Italia, Tolo Tolo e Hammamet
«Non li ho visti, ancora. È sempre sbagliato però dare un giudizio politico ad un film, anche se tratta di argomenti politici. Un film è bello o brutto, né giusto, né sbagliato. Altrimenti si rischia la tragedia da festival».

Tragedia da festival?
«Che si finisce per premiare il film nobile, giusto, politicamente corretto; ma non il film più bello, più riuscito, più compiuto, più necessario».
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Ultimo aggiornamento: Martedì 14 Gennaio 2020, 09:09
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